Paolo Nepi è professore universitario, insegna Filosofia morale all’Università di Roma Tre, dove è anche presidente del corso di laurea in Scienze della comunicazione. È di Arezzo, dove vive e dove insegna la stessa disciplina all’Istituto superiore di scienze religiose del quale è anche vice direttore. Ha avuto mons. Gualtiero Bassetti come vescovo per dieci anni “intensi vissuti in spirito di grande amicizia e dialogo”, dei quali Nepi porta con sé un ricordo in particolare: “Il Convegno ecclesiale di Verona (2006), dove siamo stati per quasi una settimana a stretto contatto”. E a proposito dell’Istituto “è anche per la sua iniziativa – dice Nepi – che è diventato Istituto superiore di scienze religiose. Gualtiero Bassetti ritiene che il confronto tra Vangelo e cultura sia la sfida decisiva di questo tempo della Chiesa, altrimenti il cristianesimo rischia di diventare una religione intimistica e sentimentale”. Prof. Nepi, in quale circostanza vi siete conosciuti lei e mons. Bassetti? “Ovviamente il giorno del suo ingresso nella diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, il 6 febbraio di dieci anni fa. Ma quella fu un’occasione solenne, mentre la migliore conoscenza delle persone la si raggiunge nei contatti feriali. E questi sono stati tanti e tutti all’insegna della massima schiettezza e sincerità, doti in cui lui eccelle”. Cosa ha riscontrato di peculiare, di carismatico, nella personalità di Bassetti? “La nota caratteristica della personalità di Gualtiero Bassetti potremmo definirla il ‘carisma dell’affabilità’. Affabile è termine che viene dal latino e indica una persona con cui si può parlare. In effetti con lui ti trovi immediatamente a tuo agio. Non ha la sovrastruttura tipica a volte di un certo mondo clericale. Conserva la spontaneità caratteristica delle sue origini ‘rurali’. Questo suo carisma talvolta qualcuno cerca di strumentalizzarlo. Ma il tempo è galantuomo, e lui non è uno sprovveduto. Perché la spontaneità non è detto che significhi ingenuità. In ogni caso, come ho sempre detto a chi avanzava qualche critica nei suoi confronti, è impossibile non amare il nostro Vescovo. E questo non solo per le motivazioni di fedeltà ecclesiale, ma proprio perché lui con la sua amabilità ti conquista. Le radici di questa affabilità, oltre che nelle sue origini e in tanti altri incontri della vita, le possiamo riscontrare anche nel carisma di un laico cristiano a lui molto caro, il professor Giorgio La Pira, il politico dal sorriso sincero e non da posa fotografica, al quale lui fa spesso riferimento nei suoi interventi. Quali sono i temi (su Chiesa e società) che stanno più a cuore a mons. Bassetti? “Innanzitutto la Parola di Dio. Lui parte sempre da quella, convinto che altrimenti la Chiesa rischia di parlare al mondo scimmiottando i sociologi, mestiere che è meglio lasciare ad altri più competenti. La Chiesa, per leggere le tendenze attuali della società, ha uno strumento eccezionale, che è la sacra Scrittura. Non esiste questione umana e sociale che non abbia nella Scrittura una sua fondamentale chiave di lettura. Alla luce di questa convinzione il Vescovo Bassetti esorta la Chiesa a farsi carico delle speranze non illusorie dell’uomo contemporaneo, nella consapevolezza tuttavia che le speranze, anche quelle non illusorie, trovano tanti ostacoli nel cammino per diventare realtà. E in questo cammino arduo e faticoso lui vive con ansia il destino di quelli che possono perdersi per strada, perché rimangono indietro, perché non hanno le forze sufficienti, perché nessuno si cura di loro…” Come definirebbe la visione di Chiesa (ecclesiologia) di mons. Bassetti e il rapporto tra Chiesa e mondo?“Si è detto giustamente che il cuore dell’ecclesiologia del Vaticano II è un’ecclesiologia di comunione. Su questa prospettiva ecclesiologica si sviluppa la visione di Chiesa del vescovo Bassetti. Lui vede la Chiesa come una mensa in cui il capotavola e l’ultimo dei commensali mangiano le stesse cose e si servono delle stesse posate, meglio se non sono troppo pregiate, altrimenti qualcuno si può sentire a disagio. In parole semplici: ruoli diversi ma stessa dignità. Il rapporto tra la Chiesa e il mondo, in questa visione, non è un rapporto tra poteri ma tra ‘luoghi esistenziali’ (mi scuso del filosofema), e quindi tra dimensioni in cui si dispiega l’esistenza delle persone. La Chiesa, in questa prospettiva, non compete con il mondo, ma è a servizio della liberazione del mondo dal suo lato malvagio, che è frutto del peccato originale, perché possa esprimere meglio possibile il suo volto bello in cui splende la Verità di Cristo. La Chiesa deve comunque essere consapevole che il peccato non è solo nel mondo ma può contagiare la Chiesa stessa nella sua missione. Lei è stato vice presidente nazionale dell’Azione cattolica, la tradizionale palestra di formazione dei laici alla vita della Chiesa. Come vede il vescovo Bassetti il ruolo dei laici? “Bassetti sollecita e sostiene la presenza e la partecipazione dei laici alla vita della Chiesa. Ritiene però indispensabile lavorare molto per la loro formazione spirituale, teologica, biblica e culturale. Per questo, come dicevo all’inizio, ha fortemente incoraggiato l’Istituto superiore di scienze religiose, come luogo particolarmente abilitato alla formazione di un laicato adulto e responsabile. Ma ha sostenuto e incoraggiato anche tutte le realtà laicali della diocesi che vanno dall’Azione cattolica, in quanto associazione di carattere nazionale, ad alcune significative realtà locali quali l’associazione Rondine che lavora sul grande tema della pace, e il Circolo ‘Verso l’Europa’, da quarant’anni impegnato per formare le giovani generazioni ai valori dell’unità europea”. Come sono stati i rapporti del Vescovo con il clero, con le religiose e i religiosi, durante gli anni trascorsi ad Arezzo? “Purtroppo anche ad Arezzo-Cortona-Sansepolcro, come del resto nelle altre diocesi d’Italia, la situazione del clero e dei religiosi presenta qualche dato preoccupante. In questi dieci anni, il Vescovo ha partecipato ad un centinaio di funerali di preti, mentre ne ha ordinati meno di una ventina. Il suo rapporto con i preti è stato comunque improntato ad uno spirito di grande dialogo e costante sollecitudine paterna. Anche con le religiose e i religiosi il Vescovo si è prodigato con grande generosità, a partire dai due centri di Camaldoli e La Verna, eredi della grande tradizione monastica medievale, e ancora oggi fari di spiritualità e di cultura cristiana”.
“Per lui, decisivo è il dialogo con la cultura”
Intervista al prof. Paolo Nepi, che per dieci anni ha collaborato strettamente con mons. Gualtiero Bassetti
AUTORE:
Maria Rita Valli