Si celebra il 3 maggio la 46a Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. A questo tema era già stata dedicata anche la recente lettera pastorale degli otto Vescovi della nostra regione Preti per l’Umbria di oggi. Facciamo il punto sulla questione con mons. Nazzareno Marconi, rettore del Seminario regionale umbro. Come è stata recepita le lettera dei Vescovi? ‘È stata accolta con interesse ed attenzione dalla nostre diocesi. A partire dall’incontro collegiale dei Consigli presbiterali regionali, vari presbiteri hanno iniziato e continuato una riflessione sul tema del prete e delle vocazioni. La diocesi di Spoleto-Norcia ad esempio ha dedicato a questo tema tutti i ritiri mensili del clero di quest’anno. Anche fuori regione la lettera ha trovato interesse; è stata molto apprezzata al recente convegno dei rettori e formatori dei Seminari regionali d’Italia, tenutosi al Anagni. I Vescovi sono però ben coscienti che questo documento, più che per una risonanza immediata, è stato concepito per risvegliare un interesse ed una presa di coscienza sui tempi lunghi’. Anche il Papa, del resto… ‘Sì, l’intuizione dei nostri Vescovi sulla necessità di una riflessione ecclesiale lunga ed approfondita è stata quasi profetica: ha anticipato di molti mesi l’indizione dell’Anno sacerdotale da parte di Benedetto XVI. Il comunicato della Santa Sede afferma che è necessario ‘promuovere e coordinare varie iniziative spirituali e pastorali per far percepire sempre più l’importanza del ruolo e della missione del sacerdote nella Chiesa e nella società contemporanea, come pure la necessità di potenziare la formazione permanente dei sacerdoti legandola a quella dei seminaristi’. Il documento dei nostri Vescovi è un passo significativo compiuto proprio in questa duplice direzione’. C’è stato qualche cambiamento nella pastorale vocazionale? ‘L’idea più forte della lettera riguardo al metodo con cui svolgere la pastorale vocazionale è che essa deve compiersi primariamente come educazione alla responsabilità ecclesiale. Il terreno indispensabile perché germoglino le vocazioni è una parrocchia nella quale preti e laici collaborino strettamente. I giovani vanno coinvolti nel servizio della carità, della catechesi, della liturgia. Globalmente, tutti devono vivere nella convinzione che la vita è un dono da restituire, nel servizio a Dio ed agli altri. È questa cultura il terreno fondamentale che deve animare le nostre parrocchie perché nascano le vocazioni. Accanto a ciò, la lettera richiama la responsabilità dei parroci, la cui missione non è solo di annunciare il Vangelo, ma anche di chiamare alla sequela e accompagnare nei primi passi del discernimento della vocazione. Questo secondo compito, che la mentalità comune dei preti tendeva ad attribuire a singoli sacerdoti ‘professionisti’, deve ridiventare missione di ogni parroco. Come si vede, prima che in singole applicazioni pratiche la lettera ci invita alla novità nel modo di pensare e di pensarci, come preti e come comunità cristiane. Da questa nuova coscienza vocazionale nasceranno poi le iniziative e le scelte pratiche più adeguate’. Quanti saranno i candidati al presbiterato nel prossimo anno? ‘Al Seminario regionale in Assisi abbiamo 26 seminaristi delle diocesi umbre. Le stesse diocesi hanno presso altri Seminari maggiori a Roma 5 seminaristi, per un totale di 31. Le strutture di Propedeutico, che preparano i futuri seminaristi e li guidano ad un primo discernimento, seguono – in vista dell’ingresso nel prossimo anno – 9 giovani ad Assisi ed altri 3 tra Spoleto e Todi. È difficile dire ad oggi quanti di questi effettivamente entreranno in seminario, ma già il percorso che stanno facendo testimonia a favore della serietà dei loro intenti. Il 30 giugno finiranno il percorso formativo due diaconi del nostro seminario, per cui il prossimo anno l’Umbria dovrebbe avere 29 seminaristi dal secondo al quinto anno, con un’altra decina al primo anno’. E ciò significa che… ‘Se queste cifre verranno confermate, avremmo un consolidamento chiaro di quella ripresa vocazionale che si sta realizzando negli ultimi anni e che ci riporterebbe ai livelli di dieci anni fa; con la significativa differenza che la percentuale di umbri sul totale dei seminaristi è molto superiore. Questo segnale indica una ripresa della capacità delle nostre comunità diocesane di suscitare e coltivare al loro interno i germi di vocazione, che il Signore certamente spande nel campo della Chiesa. In questo ambito è sempre importante evitare i toni trionfalistici, come ha giustamente detto il Papa: ‘Abbiamo bisogno più di bravi preti che di tanti preti!’. I numeri sembrano comunque confortare il lavoro e soprattutto la preghiera di molti. L’analisi di queste nuove vocazioni conferma inoltre sempre più che il segreto di tutto è in uno stile serio della Pastorale giovanile basato su: una vita di fede come impegno responsabile e continuativo, solide ed intense esperienze caritative e missionarie, un cammino di preghiera e di direzione spirituale offerto ad un numero sempre crescente di giovani’.
Per le vocazioni umbre un bel segnale di ripresa
Giornata mondiale delle vocazioni: la situazione in Umbria secondo il rettore del Seminario regionale don Marconi
AUTORE:
Maria Rita Valli