La solenne cerimonia per l’inaugurazione dell’anno giudiziario si è svolta sabato scorso nella austera sede del palazzo di giustizia di Perugia, nell’atmosfera di sempre: carabinieri in alta uniforme, magistrati e avvocati in toga, la sala affollata dalle massime autorità. Anche i problemi del funzionamento della giustizia in Umbria sono sostanzialmente quelli di sempre. Lo ha sottolineato, aprendo la sua relazione, il presidente della corte d’Appello Wladimiro De Nunzio: “Molte delle criticità evidenziate lo scorso anno e negli anni precedenti sono ancora in gran parte riscontrabili”.
Un elenco di “criticità” che comprende tempi di svolgimento dei processi troppo lunghi, leggi e regole che cambiano in continuazione e che, anziché snellire, appesantiscono e aggrovigliano le procedure, organici incompleti per magistrati e personale amministrativo, con fascicoli inevasi che continuano ad ammucchiarsi. Così, grazie anche a tempi di prescrizione (giudicati troppo brevi), tanti processi si perdono per strada, vanificando lavoro e soldi spesi per istruirli, e garantendo l’impunità a tanti colpevoli anche di reati gravi. “L’inefficienza del nostro sistema giudiziario – ha detto ancora De Nunzio -, come ha ribadito anche l’ultimo rapporto Ocse, si traduce in sfiducia verso l’istituzione Giustizia; in un freno alla concorrenza, al mercato del lavoro, allo sviluppo economico”.
Quando poi il legislatore è intervenuto, in molti casi ha addirittura peggiorato la situazione. E così “il processo penale, dopo le innumerevoli modifiche subite, appare una macchina farraginosa, in grado di produrre spesso inefficienza, sconti normativi di pena che offendono la sensibilità dei cittadini, valanghe di prescrizioni e lunghissimi processi dibattimentali in contrasto con il principio costituzionale della ragionevole durata del processo”. Continua quindi a crescere il numero di processi penali pendenti. Solo nei tribunali dell’Umbria sono più di 9.000. Nell’ultimo anno sono stati definiti quasi 5.000 procedimenti, ma nello stesso periodo ne sono stati aperti 5.460. Con arretrati quindi che aumentano e richieste e aspettative di giustizia che restano insoddisfatte. Stessa cosa per la giustizia civile: le cause intentate nell’ultimo anno con competenza dei tribunali dell’Umbria (36.350) sono di più di quelle definite (35.492).
Problemi del funzionamento della giustizia aggravati dalla carenza di magistrati (in Umbria l’organico complessivo ne prevede 123, ma quelli in servizio sono solo 97) e del personale amministrativo (402 posti coperti, su un organico di 546) e dalla riorganizzazione territoriale avviata nel settembre scorso con la chiusura di alcuni uffici giudiziari (ad esempio il tribunale di Orvieto). Una riorganizzzione che nella fase iniziale – ha detto il presidente dell’Ordine degli avvocati di Perugia Carlo Orlando – in alcune realtà ha paralizzato l’attività costringendo gli avvocati a “file chilometriche” per accedere alle Cancellerie. Uffici giudiziari con poco personale che però – come ha ricordato il procuratore generale Giovanni Galati – “in condizioni estremamente precarie quotidaniamente si adopera per fare funzionare la sempre malandata macchina della giustizia italiana”.