Scrivere sul Natale non è per nulla facile… cercando di non dire cose scontate o banali.
Non vogliamo dire e scrivere del Natale consumistico, che frettolose luminarie annunciano già mesi prima. Non diremo del Natale circondato da quell’alone di poesia e buonismo per cui in quel giorno, e solo quel giorno, ci vogliamo tutti più bene. Né del Natale festaiolo e godereccio impoverito da regali a dismisura, da ore piccole tra carte, gioco, denaro e altro ancora.
Ma senza quanto sopra… cosa rimane da scrivere?
Ogni anno, a ognuno di noi che – da buoni “animali razionali battezzati” – cerchiamo di dare significato a quanto accade, si propone e ripropone questo mistero: cercare e ricercare dentro e fuori di noi i veri significati di questo evento unico: è un po’ una sfida, certamente.
L’evento è davvero unico. Senza scomodare grandi trattati, anche i bambini sanno che il Natale è lui, Gesù Cristo, che diventa uomo, uno di noi.
A pensarci bene: Dio, l’Assoluto, il Perfetto, l’Onnipotente, diventa il nulla… o quasi. A pensarci bene, fa accapponare la pelle. Ma a pensarci bene, bisogna andare oltre: Lui, l’Assoluto, si annulla nell’uomo e trasforma l’uomo facendolo come Lui (per quanto è possibile all’uomo). Davvero mistero nel mistero. E tutto questo è il massimo che l’uomo potesse avere.
E la sfida è certamente nel dare significato all’Evento, ma anche nel vivere l’Evento per il messaggio che porta.
Da allora l’uomo non è un essere in cerca del Divino, ma un essere divino che vive esperienze umane. Da allora, nulla è più come prima: l’uomo è divinizzato e reso infinito, e il mondo intero è trasformato. Le braccia aperte del Bambino in quella stalla sono le braccia aperte di quell’uomo crocifisso che abbracciano il mondo intero: tutto il mondo, persone e cose.
È vero, in tanto tempo, da allora non siamo ancora riusciti nell’intento di vivere quell’Evento, cosicché la pace e l’amore sono ancora in là da venire…
Ma la fragilità di quel Bambino e la sconfitta di quell’Uomo Crocifisso sono la nostra speranza. Nonostante le nostre miserie, quel Bambino, quell’Uomo ci salverà. Ci salverà attraverso noi: sta a noi esserci ed essere protagonisti.
In questo mondo asettico, insensibile e contraddittorio, noi dobbiamo essere la pace e l’amore. E così la sfida diventa ancora più sfida.
Auguri a tutti voi amici del Csi, missionari della pace e dell’amore! Che la sfida del Natale non vi faccia “dormire tranquilli”. Mai!