A lezione dal Poverello di Assisi per imparare ad essere “sale della terra e luce del mondo”. Come lo è stato 800 anni fa il figlio del ricco Pietro di Bernardone, con la sua radicale e rivoluzionaria riscoperta del Vangelo. Non poteva essere altrimenti per i giovani che dall’Umbria hanno seguito la Giornata mondiale della gioventù di Toronto. Il modello è Francesco. La stella polare è quella santità umile e semplice che otto secoli fa ha riempito di senso la vita di un ragazzo ricco e annoiato, rendendola riflesso della gloria di Dio. Un impegno che il Santo Padre chiede anche ai giovani di oggi: “Essere i santi del terzo millennio”. Nei vari momenti di incontro che i giovani hanno vissuto ad Assisi e a Spoleto le parole di Giovanni Paolo II non sono volate nel vuoto. Due giornate nel segno dell’impegno sociale, del dialogo sui problemi del mondo, del confronto formativo. Per prepararsi davvero e a fondo ad essere le vedette di un nuovo domani. Così a Spoleto centinaia di giovani hanno atteso la veglia del Santo Padre da Toronto. Un lungo incontro con Ernesto Olivero, del Servizio missionario giovani di Torino. Poi un itinerario ragionato per prepararsi ai tanti problemi del mondo di oggi, attraverso una serie di stand dove parlare di giustizia, ambiente, economia, famiglia, sviluppo, informazione. Il tutto raccogliendo insieme i ragazzi delle otto diocesi dell’Umbria, la Gioventù francescana d’Italia, i giovani dei servizi di pastorale giovanile dei cappuccini e dei minori conventuali. “E’ una base di partenza per allacciare rapporti che vanno oltre i confini della regione”, ci spiega Fabrizio Magna, del servizio di pastorale giovanile della diocesi di Spoleto-Norcia. “Nel cammino quotidiano che la pastorale giovanile deve avere – continua Magna – questa è l’occasione per confrontarsi con gli altri, per dire che ci siamo, ci sentiamo una realtà vera e concreta che può costruire molte cose insieme ad altre realtà”. La comunione nel segno di Francesco, fra i giovani umbri e quelli provenienti da quasi tutte le regioni italiane, si respira anche durante la celebrazione liturgica che, alle cinque e mezzo del mattino nel duomo di Spoleto, conclude la lunga veglia canadese del Papa. “La grande consegna che il Papa vi ha fatto stanotte – ha detto il vescovo di Gubbio e delegato della Conferenza episcopale umbra per la pastorale giovanile – è che per creare una nuova civiltà c’è bisogno di una nuova generazione di costruttori”. Monsignor Pietro Bottaccioli ha esortato più volte i giovani a seguire l’esempio del Poverello di Assisi, che si è fatto irradiare dalla luce di Cristo. “Cari ragazzi – ha affermato – vale davvero la pena di lasciare tutto per avere Gesù, la perla preziosa e il tesoro nascosto nella vita di tutti voi”. San Francesco è la “sentinella del mattino” numero uno anche per i ragazzi della Gifra, che in Umbria sono arrivati già qualche giorno prima del sabato spoletino. “I giovani oggi provano e potrebbero incarnare la radicalità di Francesco – ci dice Stefano Terna, responsabile nazionale della Gioventù francescana d’Italia – perché quella è una radicalità che da senso e soddisfa quell’esigenza innata giovanile di portare dentro una rivoluzione, di urlare al mondo che c’è un’utopia realizzabile che è la quotidiana modifica della realtà circostante”.
“Per creare un nuova civiltà serve nuova generazione di costruttori”
Bottaccioli ha chiuso la veglia dei giovani venuti dall'Umbria e da tutta Italia
AUTORE:
Daniele Morini