L’Istat ha diffuso il 5 giugno il Rapporto nazionale sulla violenza contro le donne. Abbiamo contattato gli Sportelli antiviolenza di Perugia e Terni, che dal marzo 2014 si occupano di prevenire e curare gli episodi di violenza che si verificano sul territorio regionale.
I Centri antiviolenza “Catia Doriana Bellini” di Perugia (Ponte Pattoli) e “Liberetutte” di Terni dipendono dal progetto “Umbria network antiviolenza” finanziato alla Regione dalla Presidenza del Consiglio dei ministri.
Allo Sportello di Ponte Pattoli la responsabile Sara Pasquino ha ricevuto in 15 mesi 160 donne, sia italiane che straniere, dando ospitalità nei 10 posti letto del centro, per un periodo di circa cento giorni, a 21 donne con 28 bambini, poi accompagnate anche nel periodo successivo alla permanenza.
“I nostri locali a Ponte Pattoli – spiega Sara – non bastano più a far fronte alle richieste. Per questo stiamo definendo un accordo con il Comune di Perugia per l’apertura di due alloggi a indirizzo segreto”.
Da chi vi arrivano le segnalazioni?
“La maggior parte dai Servizi sociali dei Comuni di residenza e dalle forze dell’ordine, ma anche dal Numero nazionale antiviolenza 1522, dall’ospedale e dalla Caritas. Le straniere chiedono più spesso ospitalità perché non hanno una rete familiare. Tutte le donne in carico svolgono almeno uno-due colloqui settimanali per ripercorrere il vissuto emotivo”.
Capita che qualcuna torni sui suoi passi, interrompendo le azioni legali contro i partner violenti?
“Purtroppo è un fenomeno molto frequente, che cerchiamo di accompagnare invitando i partner a fare percorsi specifici in strutture a loro dedicate, solitamente fuori regione”.
Quali sono le principali tipologie di violenza?
“Dallo stalking agli stupri, purtroppo la casistica – che stiamo definendo dal punto di vista statistico – è molto varia e non risparmia nessuna tipologia. Ultimamente ci sono capitati alcuni casi di mobbing sul lavoro, situazioni nelle quali il datore di lavoro ricatta la dipendente chiedendo prestazioni sessuali”.
Con i figli come lavorate?
“Innanzitutto abbiamo studiato soluzioni logistiche per far sì che le donne con figli a carico possano continuare a vivere insieme. Da parte nostra, facilitiamo l’inserimento scolastico e, per le donne, la ricerca di un nuovo lavoro. Dal punto di vista psicologico, abbiamo personale specializzato nella cura di bambini vittime di traumi, così come abbiamo due legali che hanno svolto corsi di formazione appositi per trattare le violenze di genere”.
Allo Sportello di Terni sono state ricevute 156 donne in 15 mesi, e ne sono state ospitate 15 con 16 minori. “Il tempo minimo di permanenza è stato di sei mesi, che è piuttosto breve in questo periodo così critico dal punto di vista economico”, dice Silvia Menecali dello Sportello ternano.
Chi sono le donne che ospitate?
“Offriamo ospitalità alle donne che non hanno reti familiari o hanno difficoltà economiche, in sinergia con il centro di Perugia”.
Quanti posti letto avete?
“Al momento ne abbiamo 20 diversamente dislocati: 8 al centro di Terni più 4 in emergenza, inoltre 4 nella casa di semi-autonomia (per donne che hanno possibilità di sostentamento economico) e altri 4 nella struttura protetta a indirizzo segreto, per donne che rischiano la propria incolumità. Per quanto riguarda Terni, ci servirebbero più posti”.