Anche se nessuno lo dice ufficialmente, come ha osservato un acuto scrittore giornalista, il primo settembre si può considerare l’inizio del nuovo anno. Tutto ricomincia. Durante la lunga pausa estiva, anche se non tutti vanno fisicamente in vacanza, il ritmo di vita è rallentato e vi sono maggiori occasioni di svago. Il caldo fa la sua parte nel rendere ancora più pigri e favorire le ore notturne a quelle del giorno. Dal punto di vista religioso in questa data gli Ortodossi pongono l’ inizio dell’anno liturgico e lo caratterizzano con il ricordo della creazione: “In principio Dio creò il cielo e la terra”. Tale ricordo si va diffondendo come interesse in ampi strati della popolazione, con o senza riferimenti espliciti al Creatore, secondo che si è credenti o non credenti, e prende l’aspetto della difesa dell’ambiente. Questa diventa una preoccupazione resa ancora più acuta dopo i devastanti incendi, prodotti dolosamente da folli incendiari con la complicità del caldo, che hanno caratterizzato l’estate in vasti territori dentro e fuori dell’Umbria. Sarà di cattivo gusto, ma è necessario che oltre agli incendi e la preoccupazione per l’ambiente naturale si faccia un pensiero anche su un fenomeno, che sta diventando purtroppo cronico e oltre la stessa stagione estiva, rappresentato dalla strage di vite umane sulle strade delle vacanze. In questo esorbitante numero di vittime e di feriti, vi è da computare quello dei bambini, vittime innocenti della nostra sofisticata civiltà della macchine sempre più veloci, della fretta, del sorpasso, dell’ansia di arrivare più presto possibile ad ogni costo. I giornali di mercoledì scorso riportavano che in tre giorni sono stati uccisi sei bambini sempre per colpa della velocità eccessiva. Un bimbo di sei anni è stato travolto mentre giocava a pallone in una stradina di Afragola da una moto di grossa cilindrata che andava a 120 chilometri all’ora. A Forlì è morta una piccola che attraversava la strada sulle strisce pedonali. Altri due bambini sono stati travolti da un tir e si potrebbe continuare. Qualcuno pensa che sia una fatalità, uno scotto da pagare al progresso. Ma sarebbe utile ed opportuno che all’inizio del tempo dell’impegno lavorativo serio vi sia anche un impegno al ripensamento dello stile di vita e un cambiamento dei comportamenti irrazionali e distruttivi. Solo i ciechi non vedono il dolore, il sangue e la tragedia che tali fatti producono e sembrano non interessare nessuno, anzi qualcuno ha proposto persino di aumentare la velocità consentita sulle autostrade. Pare che si sia svegliata l’Unione europea che ha elaborato un “libro bianco” sul traffico rivolta a diminuire la presenza dei giganti della strada con misure restrittive in modo da privilegiare per il trasporto pesante il mezzo ferroviario. Ed è buona cosa anche quanto il Governo vuol attuare con grandi opere viarie, trafori e simili. Il nocciolo della questione sta nel ripensamento del modo di procedere nel cammino dello sviluppo, in questo e in altri campi. Non si torna indietro, come si dice, nessuno rinuncia alle conquiste della tecnica, ma ciò non deve avvenire senza il ricorso all’intelligenza e alla coscienza. La creazione, o natura, da salvaguardare e custodire è prima di tutto la vita umana.
Pensieri di settembre
AUTORE:
Elio Bromuri