Pd: sintesi e superamento delle culture del ‘900

Partito democratico: la posizione di Nicola Molè il coordinatore dei cristiani sociali dell'Umbria

Pochi giorni fa è stato confermato coordinatore regionale del movimento dei Cristiano-sociali dell’Umbria. A 76 anni, l’avvocato Nicola Molè scommette sul Partito democratico. Da due ore le agenzie di stampa hanno annunciato che il Manifesto per il Partito democratico è pronto, redatto dal ‘comitato dei saggi’ (fra cui Luciano Violante, Pietro Scoppola, Rita Borsellino ed Ermete Realacci). Toccherà ai leader dell’Ulivo, a cominciare da Romano Prodi, l’ultimo esame del testo. I punti cardine della nuova carta dei valori del centro sinistra sono: primarie, riformismo e radici nel cristianesimo e nell’illuminismo. Soddisfatto che adesso c’è il manifesto del Pd o, almeno, una bozza quasi definitiva? ‘Sì. Perché il nuovo Partito democratico è l’obbiettivo del movimento dei Cristiano sociali. Lo è stato sin dal 1993, dopo la fine della Democrazia cristiana, dopo l’ultimo tentativo fatto da Mino Martinazzoli. Nella Dc avevo militato fino all’ultimo, anche se avevo lasciato la politica nel 1970. Vi ritornai nel 1987 dopo l’appello di De Mita ai cosiddetti ‘esterni’, in modo che riprendessero a fare politica attiva. In quel periodo ci furono anche dei ingressi eccellenti, come Pietro Scoppola, Rosy Bindi, Roberto Formigoni’.Nel Pd, come farà un cattolico ad andare a braccetto coi suoi storici avversari politici, con la sinistra? Vogliamo dire, più brutalmente, coi ‘comunisti’? ‘Non andremo mai in pasto ai ‘comunisti’, se è questo che vuole intendere. E non so davvero chi andrà in pasto a chi’ (ride, ndr). Anche nella bozza del manifesto c’è scritto che, in Europa, il Pd non confluirà nel Pse, ma che collaborerà con esso. Concordo, invece, con quanto afferma il cardinale Tettamanzi: in politica il cristiano deve parlare meno e fare più il cristiano. Una lezione da tenere ben a mente. Nel 2000, a Torino, i cristiano sociali fondarono i Ds, insieme al Pds, ai laburisti e alla sinistra repubblicana. Il movimento dei cristiano sociali è oggi un’associazione i cui membri sono anche iscritti ai Ds, ma si può essere parte dei cristiano sociali senza essere iscritti ai Ds. Comunque, il mio percorso inizia da più lontano: quando Mario Segni propose il referendum sul sistema elettorale maggioritario intravidi davvero una nuova speranza per l’Italia. Si puntava al superamento dei partiti del ‘900, per dare vita a due schieramenti: il movimento riformista e quello conservatore, un ‘centro sinistra’ e un ‘centro destra’. Di conseguenza, accolsi l’appello di Ermanno Gorrieri e di Pierre Carniti e così nacquero i cristiano sociali, che affermarono chiaramente soprattutto due cose: la fine delle barriere ideologiche e la piena legittimità della presenza dei cristiani nella sinistra politica democratica. Essere cristiani a sinistra è legittimo. Scommettemmo allora sull’unificazione di tutti i partiti democratici schierati a sinistra. Se nascerà il Pd, raggiungeremo uno dei nostri scopi. E credo che le culture politiche che hanno dato vita ai movimenti politici e ai partiti del ‘900, ossia quella socialista, laico liberale, ambientalista e cattolica, sapranno trovare la giusta sintesi proprio nel Partito democratico’. Le gerarchie ecclesiastiche, in particolar modo i vertici della Cei, sembrano diffidenti verso il nuovo Pd, temendo la sua ‘produzione’ legislativa: dai Dico, alle scelte in materia di bioetica e via dicendo’ Non la infastidisce, da cattolico? ‘Anche chi vuole il Partito democratico si porta dietro i residui del passato. Ad esempio, i cattolici conservano un pizzico di integralismo e i socialisti un residuo di laicismo e di anticlericalismo. Pertanto la linfa migliore per il nuovo Partito democratico sarà il confronto più laico e aperto possibile fra tutte le sue anime. Sui vescovi, dico: ho un enorme rispetto per le gerarchie ecclesiastiche, amo la Chiesa come la mia casa, vi sono cresciuto e maturato attraverso l’Azione cattolica, che mi ha dato le motivazioni per impegnarmi in politica a favore del prossimo. I vescovi sono i miei pastori e hanno il compito di insegnarmi la fede e la morale e io tengo sommamente a ricevere i loro insegnamenti’. E allora? Qual è, ad esempio, la sua posizione sui Dico (i diritti e i doveri delle persone conviventi, gli ex Pacs)? ‘A suo tempo mi schierai contro il divorzio e contro l’aborto. Adesso chiedo che i vescovi continuino a darmi gli orientamenti di fondo, ma so che c’è anche l’autonomia del politico e del parlamentare, nonché dell’elettore che farà le sue scelte. Per me ‘ questo mi dice la mia coscienza – la famiglia è una società naturale fondata sul matrimonio, fra uomo e donna. È un valore cristiano, ma è anche un valore umano. Poi alcune persone, miei fratelli e sorelle anche nella fede, seguono altre strade, che sono comunque diffuse nella società e che reclamano una loro sistemazione di ordine giuridico e legislativo. E la politica deve farsi carico di queste problematiche: pur non trovando mai le risposte migliori, di certo ricercherà le soluzioni più praticabili e condivise dai più. Perciò reputo che lo sforzo sui Dico fatto dalle ministre Rosy Bindi e Barbara Pollastrini sia accettabile e costituisca una sintesi reale, che riconosce alcuni diritti personali senza creare nessuna famiglia di serie B. Le faccio un altro esempio: anche la legge sulla fecondazione assistita non è in linea con la morale cattolica, eppure è stata accettata come il bene massimo raggiungibile dalla società umana o come il male minore. Dipende dai punti di vista, ma certo che il giudizio del politico non può essere sempre coincidente con quello delle gerarchie ecclesiastiche. Chiedo solo ai vescovi di amare anche quei cattolici che fanno scelte diverse e di dare loro fiducia, perché sento la Chiesa come mia madre. Non a caso leggo tutti i giorni Avvenire, per abbeverarmi alla loro fonte’. Nuova base Usa in Italia: è una mossa di guerra o di pace? E, su Vicenza, quanto rischia il nascituro Partito democratico? ‘Una forte politica estera sarà decisiva anche per la credibilità internazionale del futuro partito democratico, ma non vedo particolari problemi. Su Vicenza, quindi, si devono rispettare gli impegni già presi dal precedente governo. E poi, la base di Vicenza non contraddice la pace, perché è una base Nato, anche se è chiaro che una politica di pace deve lavorare ogni giorno per trasformare le armi in più aratri possibili’. Quali le sfide più grandi che attendono il nuovo Partito democratico? ‘La fame, la povertà, le malattie dell’umanità. Sono problemi che gridano vendetta al cospetto di Dio. Queste grandi sfide sociali costituiranno uno dei banchi di prova più seri del Partito democratico. Anche perché, finora, la politica mondiale non ha imbroccato le soluzioni giuste. Serve più cooperazione con i popoli del Sud del mondo. E mi sembra che, come per una politica di pace, siano più adatte a fare questo le forze di sinistra piuttosto che quelle di destra. L’altra grande sfida del Pd è la moralizzazione del Paese. Lo dico da allievo politico di Giorgio La Pira e Giuseppe Dossetti: la nuova classe politica dovrà vivere il potere come servizio e non il potere fine a se stesso’.

AUTORE: Paolo Giovannelli