V’ho raccontato la mia ‘Pasqua fortunata’? E adesso vi racconto la mia ‘Pasqua imbranata’. Mercoledì Santo 4 aprile 2007. In Duomo. Appena un attimo prima di cominciare la Messa degli Oli, da Ibarra, la città dell’Ecuador nella quale noi Eugubini sostentiamo la Fundacion Cristo de la Calle, m’era arrivata -ricordate?- la notizia che il Governo locale aveva chiuso il carcere minorile di Ibarra, e che la Cristo de la Calle s’era fatta carico di tutti gli adolescenti che vi erano richiusi. Finita la Liturgia, ho ripreso la mia Panda e dal Duomo sono salito a Porta S. Ubaldo, imboccando poi, a destra il Secondo Buchetto. I Responsabili della Civica Viabilità ci hanno detto che quella si chiama via Appennino. Meschini! Quello che costeggia ripido e ghiaioso le mura del 1300 è il Secondo Buchetto: da Ceraioli l’abbiamo corso col fiato a mezz’asta, fino a porta Sant’Ubaldo. Imbocco la discesa. Veh! 30 mt più avanti c’è un’impalcatura sulla sinistra. Medicano le mura medioevali. C’entro, con la Panda? Ma ssì che c’entro!! Sicuro? Ma ssi!! Di poco, ma c’entro!! 30 secondi, e mi trovo incastrato tra il muro e l’impalcatura. Quattro dita. Impossibile tentare di aprire il portello dall’interno. Innesto più volte la marcia indietro, e della mia vetusta frizione rimane solo uno sbuffo di fumo nauseante. Quattro dita a destra, quattro a sinistra. Dovrei essere un puro spirito. O una sogliola. Mmm!! Rifletto. E mi assopisco. Mi sveglio quando le nocche di una mano gentile bussano sul vetro del portello posteriore. È una signora che batte, con un bambino per mano. ‘Come faccio a passare?’. ‘Signora, lei è la Provvidenza!!’ ‘No, io so la Marisa!’. De nominibus non est disputandum: saggezza scolastica liofilizzata. ‘Signora, le getto la chiave: veda di aprirmi il portello posteriore!!’. Fatto. Grazie. Con qualche scricchiolio cartilaginoso, da Houdini principiante, ‘tiro su le mie quattro ossa’, proprio come Ungaretti. E riesco ad uscire. Grazie, Signora! Passare lei, il bambino e io tra i tubi trasversali dell’impalcatura. Poi raggiungo la caserma dei Vigili del Fuoco. Ci hanno messo fino alle 20.30 per tirare indietro la Panda incastrata. Io mi limitavo a tifare: per lo meno non facevo altri danni. Grazie. Alle 20.30: ‘Grazie, volevate dirmi qualcosa?’ ‘Sì: ma com’ha fatto ad incastrarsi in modo così’; hanno omesso il C con Z, non finiscono la frase, ma nella sera incipiente galleggia vagamente sarcastico il loro ghigno pio. La mattina di Pasqua ho portato una colomba di cioccolato alla caserma dei Pompieri. Con un biglietto: ‘Al caposquadra Saioni, dei Vigili del Fuoco di Gubbio, e ai suoi splendidi commilitoni’. Da parte di un prete di campagna, magari un po’ imbranato, ma ancora capace di riconoscenza.
Pasqua imbranata
AUTORE:
Angelo M. Fanucci