Il 9 ottobre di cinquanta anni fa moriva Papa Pio XII, uno dei grandi pontefici del passato secolo, chiamato a regnare sulla Chiesa di Cristo durante la parte più buia del ‘900. Proveniente da famiglia legata al mondo vaticano – il padre Filippo era avvocato concistoriale – percorse tutti i gradi della diplomazia curiale entrando al servizio, poco dopo la sua ordinazione, dell’allora mons. Pietro Gasparri. Eletto il 2 marzo del 1939, giorno del suo 63’compleanno, con quasi un plebiscito, si sentì subito un Papa di pace, compiacendosi che proprio la parola ‘pace’ fosse contenuta nel suo cognome (la pace del cielo, in latino Pax coeli = Pacelli). Secondo la profezia di san Malachia Pio XII fu il ‘Pastor Angelicus’ e mai altro nome, neppure oggi, saprebbe render meglio la sua intima natura. Venne incoronato, come da tradizione, col triregno che fu di Pio IX ma volle, affacciandosi la prima volta dal balcone centrale di San Pietro, il drappo con le insegne pontificali del suo predecessore, Pio XI, del quale fu segretario di Stato ed al quale lo legava un affetto filiale. La benedizione a braccia aperte, in atteggiamento solenne e ieratico, sembrava voler abbracciare le gioie e le angoscie dell’intera umanità. Già nunzio apostolico a Monaco e Berlino, conobbe anche troppo bene i retroscena del Terzo Reich, comprendendo come un suo intervento esplicito non avrebbe risolto nulla, anzi peggiorato ancora di più la situazione. Non fu dunque silenzio il suo, ma azione senza clamore, volta a guadagnare il bene di quegli infelici più che la lode del mondo alla sua persona. Qualcuno lo disse cieco, ma Pio XII fu più lungimirante di molti: dello stesso Duce, che credeva di poter manovrare Hitler a suo piacimento, forte dell’ammirazione che nutriva per lui, e dal quale venne invece fagocitato. Durante il conflitto mondiale, che cercò con ogni mezzo di scongiurare, la sua attività diplomatica, come quella di tutta la Chiesa per ordine suo, fu volta al soccorso non solo spirituale ma anche materiale di quanti erano oppressi, primi fra tutti i nostri fratelli ebrei per i quali era disposto anche a ‘raschiare l’oro delle nostre chiese’: è una realtà storicamente indiscutibile e visibile a chiunque non ami i paraocchi. Tanto grande fu l’attività caritativa – fino a partecipare egli stesso alle sofferenze e privazioni del popolo, andando tra le macerie della ‘sua diletta Roma’ bombardata quando ancora le sirene non avevano dato il segnale di cessato allarme – che la gente prese a chiamarlo ‘l’angelo con gli occhiali’. Dopo lo ‘spettro satanico ‘del nazionalsocialismo, come ebbe a definirlo, venne la volta del marxismo ateo, contro il quale mobilitò le coscienze fino a fulminare la scomunica, distinguendo però il comunismo dalla persona, anticipando così quella distinzione tra errore ed errante, comunemente associata al beato Giovanni XXIII. L’introduzione della messa serale, con la conseguente attenuazione delle norme sul digiuno, la riforma della liturgia della Veglia pasquale, quando ancora di Concilio Vaticano II non si aveva nemmeno idea, bastano da sole per dare la misura della sua illuminata modernità. Alto, esile – riusciva a levarsi in piedi mentre era portato in sedia gestatoria -, di aspetto ascetico ma di modi cordiali, lasciò una profonda impressione sui milioni di persone che affluirono a Roma per l’anno santo del 1950 e nell’Anno mariano del 1954. Fu anche il Papa che comprese per primo l’importanza della televisione, allora nascente, orientando quel potere per il bene delle anime. Nel 1956 compie 80 anni, la cattolicità gli si stringe attorno per festeggiarlo e ringraziarlo, ma anche per confortarlo delle tante calunnie che alcuni andavano diffondendo sulla sua persona e sul suo operato. Nel cortile di San Damaso i popolani di Genzano gli preparano un tappeto di fiori con le immagini che rievocano le benemerenze del suo pontificato. Sono gli ultimi istanti della vita di questo Papa che spese tutto se stesso per la pace, che si incarnò nel pontificato, annullando se stesso, fino a essere avvolto in un’aura di santità personale; tanto che più di ‘un Papa’ apparve a tutti come ‘il Papa’. Pio XII, che ebbe un culto tenerissimo per la Vergine, che proclamò Assunta al cielo e per la quale indisse l’Anno mariano, che fu vicino a tutti pur restando distante da tutti, che una parte della critica ha posto sotto inchiesta ed ingiuriato mentre la Chiesa attende di elevarlo all’onore degli altari… fu, è e resterà sempre il Pastor Angelicus.
Papa Pacelli, pastore angelico
Storia della Chiesa. Il 9 ottobre ricorreva mezzo secolo esatto dalla scomparsa di Papa Pio XII
AUTORE:
Umberto Benini