La guerra è il suicidio dell’umanità perché uccide il cuore e uccide l’amore. Il 2 giugno di Papa Francesco è un dire “no” alla violenza e alla guerra.
È il giorno in cui la Chiesa celebra la festa del Corpus Domini. La festa ci chiede proprio di non lasciarci guidare dalla logica umana ma di seguire quella di Dio e di “convertirci alla fede nella Provvidenza, di saper condividere il poco che siamo e che abbiamo, e non chiuderci mai in noi stessi”. Uscire dal nostro piccolo recinto e non aver paura di donare, di condividere, di lasciarsi coinvolgere dalle realtà che possiamo trovare nel nostro cammino.
In questo uscire, c’è anche la scelta di chi si è impegnato nelle missioni di pace e di riconciliazione, in Afghanistan e in altri Paesi dove “si sparge ancora tanto sangue fraterno in guerre che sono sempre una follia: tutto si perde con la guerra. Tutto si guadagna con la pace”. Messa di Francesco, la mattina a Santa Marta, con i parenti, soprattutto genitori, di 24 militari italiani caduti nelle missioni di pace nel corso degli ultimi quattro o cinque anni, e di 13 militari feriti nel corso delle stesse missioni, accompagnati dall’ordinario militare mons. Vincenzo Pelvi. Preghiera del Papa “per le vittime di quella pazzia che è la guerra. È il suicidio dell’umanità perché uccide il cuore, uccide proprio dov’è il messaggio del Signore: uccide l’amore. Perché la guerra viene dall’odio, dall’invidia, dalla voglia di potere, anche – tante volte lo vediamo – da quell’affanno di più potere”.
Spesso, sottolinea Francesco nella sua omelia del mattino, si cercano di risolvere i problemi locali, economici, con una guerra, perché “i soldi sono più importanti delle persone, per loro. E la guerra è proprio questo: un atto di fede ai soldi, agli idoli dell’odio, all’idolo che ti porta ad uccidere il fratello, che porta ad uccidere l’amore”. La preghiera del Papa si apre anche alla Siria, un conflitto che da più di due anni infiamma il Paese e “colpisce specialmente la popolazione inerme, che aspira a una pace nella giustizia e nella comprensione”. Ha un pensiero anche per quanti sono stati sequestrati: “Nel deplorare questi fatti, desidero assicurare la mia preghiera e la mia solidarietà per le persone rapite e per i loro familiari, e faccio appello all’umanità dei sequestratori affinché liberino le vittime”. Tante situazioni di conflitto nel mondo; ma anche “tanti segni di speranza”. Come in alcuni Paesi dell’America Latina.
Ed è proprio a questi segni di speranza che occorre volgere lo sguardo, per saper rispondere alla domanda che Dio ha fatto a Caino e che oggi, di fronte alla pazzia della guerra, dice a tutti noi: “Dov’è tuo fratello?”.