L’11 novembre alle ore 16 in cattedrale l’arcivescovo mons. Gualtiero Bassetti celebrerà la messa di ringraziamento per la beatificazione (22 settembre) del servo di Dio padre Luigi Brisson, fondatore degli Oblati e delle Oblate di San Francesco di Sales. Proprio questa sua ultima peculiarità lo lega alla nostra città e diocesi. La sua figlia spirituale Leonie Aviat – oggi santa Léonie Francesca di Sales Aviat – era infatti stata indirizzata da lui a Perugia per “spostare” la congregazione delle Oblate a causa della soppressione degli Ordini religiosi in atto in Francia all’epoca.
Mi piace riportare qui la prefazione fatta da mons. Bassetti ad un piccolo libro da me scritto sulla vita del beato Luigi Brisson e pubblicato proprio in occasione della beatificazione, laddove si legge: “È necessario oggi parlare di santità? È utile? Queste domande sono quanto mai attuali e meritano una risposta sicuramente positiva. Oggi siamo troppo ‘bombardati’ da messaggi allettanti che però ci portano solo ad un risultato: escludere Dio dalla nostra vita e fare di noi stessi il dio della nostra vita. Ecco perché ogni volta che presentiamo la vita di una persona che ha capito di essere una creatura e che il Creatore è un Altro, diviene quasi impossibile non rimanerne affascinati… La sua vita è stata tutta un abbandono filiale alla volontà di Dio soprattutto nelle difficoltà di varia origine e gravità… Il segreto dell’abbé Brisson è stato quello di essersi abbandonato completamente nelle mani di Dio facendoci vedere che anche oggi si può e si deve essere cristiani ovvero ‘di Cristo’, quali amici di un Amico, l’unico che mai ci abbandona, anche se talvolta può sembrarci lontano” (da Luigi Brisson: il sorriso di Dio, edizioni Velar, 2012).
È proprio vero che il “profumo” di un santo non può lasciare indifferenti. È ciò che mi è successo avendo avuto l’onore di conoscere la vita del servo di Dio Luigi Brisson, prima come semplice spettatore e poi immergendomi nelle sue virtù: l’amore a Dio e al prossimo in grado eroico, riconosciute dalla Chiesa. È stato bellissimo vivere il 22 settembre – insieme a mia moglie, alle suore Oblate di Perugia e ad altri amici – l’esperienza della sua beatificazione nella meravigliosa cattedrale gotica di Troyes, piena di gente festante arrivata da diverse parti del mondo. Tutti avevamo un unico cuore che batteva forte dinanzi alle parole del card. Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, il quale, con dolcezza ed emozione, leggeva il decreto di Benedetto XVI che dichiarava ufficialmente “beato” Luigi Brisson tra lo svolazzare delle sciarpe festanti dei fedeli. Siamo così tornati a Perugia, insieme alle nostre suore Oblate di via della Cupa, pieni di gioia.
Si dice che quando una persona viene proclamata beata o santa dalla Chiesa tante grazie, come rose, scendono un po’ per tutta la terra, aspettando che qualcuno le raccolga. Ebbene, qualcuna di quelle rose l’ho sentita scendere anche nella mia vita come un altro grande regalo del nuovo Beato. Capendo, però, che quelle grazie non potevano rimanere solo per il sottoscritto e per noi, ma dovevano essere riversate anche a chi non aveva avuto la stessa opportunità. Da qui l’invito a tutti i lettori a partecipare a questa meravigliosa “azione di grazie” che culminerà appunto nella messa di domenica 11 novembre.
Dalla francese Champagne a Perugia
Come è arrivata in Umbria la congregazione religiosa fondata da padre Brisson
Siamo nella seconda metà dell’800 e la situazione francese è assai grave per tutta la Chiesa. Il beato Brisson, che aveva conosciuto – durante i suoi viaggi da Troyes a Roma – la nostra Umbria, aveva visto in Perugia la sede ideale come “rifugio” delle Oblate. Leonie Aviat (che nel frattempo era diventata suor Francesca di Sales) obbedì al consiglio del Padre e si trasferì senza esitazione a Perugia con le consorelle. Nella nostra città si occupò delle ragazze senza futuro, prendendosi cura di loro e spandendo quel “profumo di santità” che l’avrebbe poi portata agli onori degli altari nel novembre del 2001. La vita del beato Brisson, fu lunga. Nato il 23 giugno 1817 a Plancy in Francia, nella zona dello Champagne, visse 91 anni. Il Signore non gli risparmiò fatica e sofferenza persino da chi non se lo sarebbe mai aspettato, ovvero il vescovo di Troyes, mons. Cortet, il quale all’inizio lo esaltò scegliendolo anche come suo confessore, poi per motivi diversi, un po’ “sacri” e un po’ “profani”, gli tolse tutti gli onori dei quali lo aveva investito. Luigi Brisson si mantenne sempre obbediente alla Chiesa e al suo vescovo e ciò, unitamente ad una vita fatta di preghiera e di amore per il prossimo, lo portò alla santità non senza passare però per un’ultima prova: ormai vecchio e malato, fu esiliato da Troyes a Plancy, dove si vide confiscare dallo Stato anche la sua casa natale, ove morì il 2 febbraio 1908.