“Quanti di voi hanno deciso di proseguire gli studi universitari? Quanti invece hanno scelto di intraprendere una vita lavorativa? Alzate la mano…”. Uno, due, tre, e pochi altri, poi più nulla. La platea di studenti sembra disorientata dalle domande di padre Giulio Albanese, missionario comboniano e giornalista, arrivato a Foligno da Roma per parlare di bene comune nell’ambito della VII edizione della settimana “Giovani idee per il territorio” (15-20 aprile) promossa dalla diocesi umbra. Le domande del missionario sono semplici e dirette, e mettono a nudo tutta la difficoltà dei giovani nel pensare al loro futuro in termini di progetto di vita, studiare, lavorare e chissà che altro ancora. Ma: “Non abbassiamo lo sguardo davanti alle difficoltà – afferma Giovanna, dell’istituto magistrale. – Davanti abbiamo un futuro non facile, la crisi la viviamo anche dentro le nostre case, ma abbiamo la speranza che qualcosa può cambiare”. La risposta del missionario non si fa attendere: “Cercate di studiare, conoscere, leggere. Informatevi, approfondite gli argomenti. È solo un caso che il quotidiano più letto in Italia sia l’edizione del lunedì della Gazzetta dello sport e che il settimanale più diffuso sia Sorrisi e canzoni?… Non possiamo vivere nell’ignoranza, dobbiamo essere soggetti attivi, cittadini responsabili. Se l’Italia è in ginocchio, è perché abbiamo delegato le nostre responsabilità a favore di logiche clientelari, la raccomandazione a discapito della meritocrazia, la furbizia ha vinto contro il merito, e questo frustra le nuove generazioni. Informarsi è un dovere, essere informati è un diritto, la mancanza di entrambi è dittatura. Non svendete la vostra dignità per un piatto di lenticchie”.
Qualche studente comincia a farsi domande sul proprio stile di vita. Le parole del missionario sui cellulari che grondano sangue perché costruiti con materie prime dall’Africa su cui speculano tanti Paesi, colpiscono, e lo stesso vale “per il diritto all’acqua, al cibo, all’energia pulita, che sono patrimoni dell’umanità intera e non appannaggio di pochi”. Nella discussione entrano in ballo temi come solidarietà e sussidiarietà. “Non serve – dice il comboniano – una solidarietà intrisa di paternalismo o di elemosina, ma di coraggio nel condividere. I problemi della comunità sono anche i miei, e i miei sono della comunità. Non può esistere una solidarietà a compartimenti stagni. La sussidiarietà non è altro che la corresponsabilità dei cittadini attivi che si adoperano per il bene comune. Le ingiustizie sono una minaccia per tutti, sia per i ricchi sia per i poveri”. Nel salone risuonano, ora, le parole tratte dal libro del Sinodo diocesano dei giovani del 2004, di cui questa settimana “Giovani idee per il territorio” è un frutto concreto: “Nella cittadinanza si esprime la dimensione dell’appartenenza civile e sociale dei giovani”. È questo il modo per “rendere la città e il territorio luoghi di speranza. Il futuro delle nostre città dipende dal modo di pensare e di vivere dei suoi cittadini. La sfida – chiosa padre Albanese, rivolgendosi questa volta agli adulti, educatori e docenti, presenti in sala – è culturale non solo politica ed economica”.