Cosa possono saperne i bambini della guerra, almeno per esperienza diretta? Ha avuto ben ragione l’arcivescovo mons. Fontana a volere questa messa della pace, a Spoleto come a Norcia, per la diocesi tutta. Uno spettacolo indimenticabile. Che meraviglia questa piazza del Duomo con tutta quella catena di bimbi, e i disegni a festoni dal campanile. E le centinaia di bimbi che scendono da Sant’Eufemia alla Cattedrale, i volti eccitati di gioia, nel grande incontro con la chiesa di Maria, quella Ss.ma Icona che Federico Barbarossa donò alla nostra città in segno di pace, dopo averla distrutta. E fu la Madonna a guidare la ricostruzione ed assicurare, per secoli, la pace. Nei tempi difficili, si corse sempre da lei “la Madonna delle fantelle”, cioè delle ragazze che venivano mandate a pregare proprio Lei, sicure che non avrebbe detto di no. Oggi sono i bambini e le bambine delle elementari! Cosa vuol dire “scuola elementare” se non “scuola dei primi elementi”? E non è forse la pace il primo elemento del vivere? Non per niente, a scuola, al primo posto c’è proprio l’educazione civica, e dove impararla meglio se non in una chiesa, con il “Sìììì” dei bambini al loro vescovo, in un’azione liturgica che è tutto un serrato ed esplosivo dialogo col celebrante? Non si stancano davvero i bambini, sono loro i protagonisti e cantano come gli angeli a Betlem: “gloria a Dio, pace agli uomini”. Lo ha detto l’Arcivescovo all’omelia. Un migliaio di fanciulli, che hanno pregato anche per quelli che non hanno avuto la fortuna di venire. Li abbiamo visti rossi in volto e tanto “felici”: non dimenticheranno certo questa giornata, la “pace” non sarà più per loro una semplice parola di moda, ma un’esperienza meravigliosa che durerà per tutta la vita. E non solo la pace con l’Iraq, ma la pace qui a casa loro, che va costruita, sia pure con fatica, e proprio da loro, i costruttori della storia. Altro che la storia dei libri! Una pace di cui ognuno è responsabile, la pace del sogno, più che del dovere, il sogno di tanti disegni. “Vi presto il …vostro campanile” ha detto l’Arcivescovo. Quando mai, in una mattinata e nella stessa scuola, hanno tanto imparato come oggi? La cronaca? Non conta: varie ore come un momento solo, senza lancette d’orologio, uno stato di euforia esaltante. E poi, ognuno col suo berrettino colorato, regalo del vescovo, al momento della pace, quando il rosso dava la pace al bianco, al giallo, al verde. Tanti colori, un solo abbraccio. E quel berrettino ognuno adesso ce l’ha a casa, un mondo a colori, un arcobaleno lanciato sulla città ed il mondo, al di là di ogni lingua, razza, religione! È stata come una sinfonia infinita e a dirigerla è stato proprio lui, l’Arcivescovo: lui sì che sa come animare una messa dei fanciulli, parlare senza stancare. Capito, bambini? È la vostra eredità, voi siete gli eredi della storia, figli di questa Terra umbra con la sua tradizione di pace: Francesco, Benedetto, Rita, Ponziano, tutto il mondo ha imparato da noi. Un’eredità preziosa; arricchitela ancora, non la sciupate. Gesù ha anche detto: “Beati i costruttori di pace perché saranno chiamati figli di Dio.” Figli di Dio, cioè “principi”: fragoroso l’applauso, alle parole di mons. Fontana. Poi, dopo la Mensa della Parola, la Mensa del Corpo e del Sangue di Cristo, una Mensa comune, dove non si esclude nessuno. Lui sì, il Grande Fratello, altro che quella bruttura della televisione, col suo sistema di espulsioni, come l’ha definita, proprio in questi giorni a Foligno, il card. Tonini.
Pace: esperienza meravigliosa che deve durare tutta la vita
Più di mille bambini attorno all'Arcivescovo per pregare per la pace
AUTORE:
Agostino Rossi