Le recenti parole del Santo Padre, pronunciate durante il suo viaggio in Toscana, sono state, indubbiamente, più forti del maltempo. Parole di incoraggiamento affinché questo Paese imbocchi la strada di “un rinnovamento etico e spirituale” e parole di invito alla testimonianza della fede per tutti i credenti. Una testimonianza che si fonda su una speranza che non delude perché fondata sulla resurrezione di Gesù. “Abbiate il coraggio di osare”, ha detto in particolare ai giovani; siate “pronti a dare nuovo sapore all’intera società civile, con il sale dell’onestà e dell’altruismo disinteressato”. È questo un aspetto decisivo delle parole di Benedetto XVI: un invito ai giovani ad essere sale della terra e ad impegnarsi per il bene comune. Un’esortazione vigorosa per tutti quei laici cattolici che sono “capaci di operare dentro la Città dell’uomo” e che posseggono quella volontà di servire la comunità “al di là dell’interesse privato”. D’altra parte, come scriveva, ormai molti anni fa, il servo di Dio Giorgio La Pira, l’impegno politico è sempre “un impegno di umanità e di santità” e deve essere sempre rivolto alla “costruzione cristianamente ispirata della società”. Non è dunque un impegno di basso profilo legato allo sviluppo di una carriera o all’arricchimento personale ma è, all’opposto, un impegno altissimo: servire la comunità per il raggiungimento del bene comune. Nelle parole del Santo Padre si ravvisa, dunque, un messaggio di grande prospettiva per l’Italia e per l’Europa. Un messaggio di speranza che si colloca in un momento storico estremamente difficile a causa della perdurante crisi economica. Una crisi che ha colpito duramente anche la nostra regione, la quale, secondo i dati del primo semestre del 2012, ha fatto registrare un triste primato negativo per le procedure fallimentari aperte dalle imprese, con il tasso percentuale più alto d’Italia. Questi dati non devono scoraggiarci perché, come ci ricorda il Salmista, il Signore è il nostro pastore e, anche se dovessimo camminare in una valle oscura, non dobbiamo temere alcun male.
Proprio per questo non dobbiamo perdere la speranza in Colui che può tutto. La perdita della speranza è, infatti, il rischio più grande che può colpire la nostra società. Un rischio che può scaturire dalla profonda deriva morale che ha investito tutto il mondo occidentale e che forse è ancor più pericolosa della crisi economica. Una deriva morale che trova delle solide radici nel cuore dell’uomo. Ed è da qui che dobbiamo ripartire. Il primo mattone da mettere nella costruzione di una nuova casa adatta ai tempi odierni è di tipo spirituale, intimo, sapiente della sapienza di Dio. Ripartire da Gesù e dal modello della famiglia di Nazareth non è retorica di comodo, ma è all’opposto una necessità, una prima risposta concreta ad un bisogno reale. Una risposta che si fa carne nella storia attraverso tutti quei santi e timorati di Dio che hanno testimoniato con la propria vita la fedeltà a quel modello. Uno di questi è indubbiamente il beato Giuseppe Toniolo. Un uomo che già sul finire dell’Ottocento aveva individuato i primi segnali di una “crisi della civiltà” e, soprattutto, aveva intuito “il dovere della solidarietà umana”. Una solidarietà che doveva collegarsi “con l’interesse di cooperare tutti armonicamente, con eguale, libera e meritoria emulazione, al comune incivilimento”. Proprio per questo, il compito principale del cristiano è sicuramente quello di riaffermare, in ogni campo del quotidiano, che Gesù Cristo nostro Signore è una fonte di speranza inesauribile che “non viene intaccata da tignola e ruggine”, dalla crisi economica o dalle sconfitte della vita. Il compito principale che spetta, però, alla politica, e quindi anche ai politici cattolici, è quello di saper fornire delle proposte concrete e di indicare delle strade da percorrere. Proprio per questo, nell’attuale fase di crisi che la nostra società sta vivendo, sorge l’esigenza di pensare e di elaborare nuove strategie di intervento verso le nuove forme di povertà, nei confronti dei più bisognosi e verso intere porzioni della società che sembrano aver smarrito ogni forma di fiducia nel futuro.