Il 28 giugno, nella vigilia della festa dei santi apostoli Pietro e Paolo nella Cattedrale di San Lorenzo alle ore 18, l’arcivescovo Cardinale Gualtiero Bassetti, ordinerà presbiteri Marco Cappellato, Lorenzo Marazzani e Matteo Rubechini, di cui abbiamo tracciato una breve biografia nel numero scorso.
Il collegamento tra la festa dei due massimi apostoli con l’ordinazione al sacerdozio ministeriale dei presbiteri appartiene alla tradizione di moltissime diocesi e rappresenta il segno di un legame stretto e necessario tra la Chiesa locale diocesana e la Chiesa “Una Santa Cattolica e Apostolica”.
Nell’ordinazione i tre giovani che sono già stati consacrati nel primo grado del sacramento dell’ordine, il diaconato, ricevono con l’imposizione della mani da parte del vescovo e dei membri concelebranti del presbiterio, il dono dello Spirito che li rende idonei e capaci di rappresentare Cristo nella funzione di presidente dell’assemblea liturgica, con un dono di grazia e una mutazione ontologica soprannaturale denominata “carattere”, indistruttibile e irripetibile.
Il presbitero pertanto è ministro idoneo a celebrare i sacramenti della Chiesa secondo il suo grado, che praticamente comprende tutti i sacramenti tranne quello dell’Ordine, che compete solo al vescovo, ed inoltre è mandato ad annunziare la buona novella e ad avere la cura pastorale del popolo di Dio. Per questa sua consacrazione si dona alla Chiesa per il servizio al popolo di Dio.
L’ordine sacro non è per se stesso o per la propria santificazione ma per gli altri e la loro santificazione, di cui la propria è evidentemente condizione e conseguenza.
Il sacerdozio, la profezia e la regalità propri di ogni battezzato e del popolo nella sua interezza, doni legati al battesimo, sono elevati dall’Ordine a funzioni e ministeri a dimensione sociale e comunitaria.
Per comprendere bene il significato di questo sacramento si dovrebbe seguire attentamente il susseguirsi dei singoli riti che compongono in unità tutte le fasi. Un momento particolarmente toccante della celebrazione è quando tutto il popolo prega con la solenne Litania dei santi sugli ordinandi stessi a terra. È come se una pioggia di benedizioni e di grazia scendesse dal cielo dove risiede l’immensa schiera di coloro che formano la “Chiesa trionfante” su quelle piccole creature che si accingono ad essere le guide della “Chiesa militante” e pellegrina sulla terra. Altro momento è quando il Vescovo impone le mani e invoca lo Spirito, il momento specifico del sacramento, e infine quando unge le mani che sono destinate a trattare le specie eucaristiche e a benedire il popolo.
Al termine della ordinazione il vescovo chiama singolarmente i presbiteri e chiede loro di promettere a lui e ai suoi successori “riverenza e obbedienza”, stringendo le mani giunte del presbitero nelle sue.
È un patto di alleanza leale, di rapporto fiduciario e di comunione che ha aspetti giuridici oltre che ecclesiali.
L’Ordinazione per una comunità ecclesiale diocesana rappresenta una grande festa e un segno di fecondità e di crescita nella realizzazione del progetto di Dio per la salvezza degli uomini. Una festa della fede che suscita grandi speranze.