Ora intervenga il Governo

Polo chimico. Basell respinge irresponsabilmente la proposta Novamont

Doccia gelata, inaspettata e cattiva, senza motivazione decente: la Basell ha respinto per la seconda volta la proposta della Novamont per l’acquisto dello stabilimento industriale in zona Polymer. I precedenti sono noti: la fabbrica produceva polipropilene ed andava bene, ma la Basell, per sua privata ed esclusiva strategia industriale, ha deciso di dismetterla mettendo gli oltre 100 dipendenti in cassa integrazione che, tra l’ altro, sta per scadere a brevissimo. La Novamont, che già opera nello stesso sito ed a breve distanza dalla Basell, vuole acquistarla per produrre “plastica verde”; ma la Basell teme la concorrenza, cioè non si fida che la Novamont almeno nei prossimi anni non si metta a produrre polipropilene e quindi respinge quest’ultima offerta senza fare controproposte. Questa è una decisione pessima, che va contro ogni principio di socialità e di rispetto di un territorio ove si è operato per anni con esiti positivi. A questo giunge una spietata libera concorrenza: che importa che in tempi così difficili si aggravi una situazione cittadina già così appesantita da una crisi generalizzata? Che importa che capifamiglia rimangano senza lavoro in età adulta? A tanto giunge la logica del profitto? I sindacati si sono di nuovo mobilitati ed hanno annunciato manifestazioni ed azioni di protesta; le istituzioni si sono mosse annunciando convocazioni di “stati generali” con la richiesta al Governo di strumenti che possano favorire i processi legati al potenziamento e allo sviluppo della chimica verde e alla difesa delle attività siderurgiche. “In questo contesto viene sottolineata ancora l’importanza della proposta di un accordo di programma per la chimica verde – ha ricordato il sindaco Lepoldo Di Girolamo nel corso dell’incontro con la città e le sue rappresentanze – e quindi di costituire nell’area ex Montedison una sorta di ‘zona franca’ per gli investitori della green economy. Chiediamo un salto di qualità, l’apertura della vertenza Terni, non in un’ottica meramente rivendicativa ma costruttiva e collaborativa, per tutelare le sorti della nostra città e più complessivamente del sistema produttivo del Paese”. Intervenga dunque il Governo nella sua massima responsabilità, perché solo un Governo può trattare con una multinazionale per indurla a recedere dal suo diniego a trattare e per permettere l’avvio di un tavolo di confronto, ripartendo dal Patto di territorio, per definire un nuovo progetto in grado di rilanciare il tessuto produttivo ternano. Con l’auspicio che almeno qualche volta prevalga il bene comune, cioè il lavoro per tante persone in un territorio che molto ha già dato in termini di deindustrializzazione.

AUTORE: Nicola Molè