giovedì, 30 Gennaio 2025
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Ora capiamo meglio il Papa

puntoSi prova una grande tristezza per il nuovo scandalo che sta emergendo riguardo all’amministrazione e agli amministratori del Vaticano. Tristezza e anche disorientamento: lo scandalo sta nel fatto che qualche collaboratore del Vaticano abbia trafugato documenti e propalato informazioni a giornalisti che ci inzuppano il pane? O sta proprio nei fatti – ruberie, corruzione, profitti personali illeciti – che quelli hanno raccontato? In altre parole: in questa vicenda, chi sono i cattivi e chi i buoni? Intanto si capiscono meglio tanti gesti di Papa Francesco, che potevano sembrare vezzi o esagerazioni. Il suo andare in giro con vecchie scarpe risuolate, mangiare alla mensa, girare per Roma su un’utilitaria magari per comprarsi un modesto paio di occhiali, celebrare i pontificali con paramenti sacri da parroco di campagna. Tutti segni di sobrietà e semplicità, quasi di povertà, i quali – si capisce adesso – non sono solo una coerente scelta di vita, ma anche altrettanti messaggi trasmessi ad altri perché vedano, imparino e si regolino. A chi? A tutti quei personaggi che hanno uno stile di vita opposto; fra cui, a quanto pare, un po’ di cardinali (non tutti), e un po’ di vescovi e prelati vari (non tutti). Insomma, è come se dicesse: guardatemi, se io che sono il Papa vivo così, voi non avete scuse se vivete nel lusso e nello spreco. Ma, a quanto pare, non è facile liberarsi di abitudini, mentalità e privilegi. Questa è l’eredità di una storia con le tracce del potere temporale, quando i Papi, essendo anche sovrani, trovavano naturale fare propri anche i costumi, il fasto, i rituali, degli altri sovrani assoluti loro contemporanei, se non di più, perché anzi dovevano affermare anche visivamente la loro superiorità su tutti loro. E insieme ai Papi, la loro corte, i loro ministri. Dalla prima ora del suo pontificato, Papa Francesco sta dicendo con le parole e con i gesti che tutto questo è finito; che la Curia non è potere ma servizio; che il Centro non vale più delle periferie. Ma per troppi è un cambiamento drammatico.

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