Continuano le rivelazioni e gli scandali sulla corruzione nel mondo dei lavori pubblici. Si ha la sensazione che sia un mondo interamente corrotto. Molti si chiedono preoccupati che cosa debba cambiare, nelle leggi, per porre un freno alla corruzione. Personalmente sono un po’ scettico. Certo, tutto può essere cambiato in meglio, e questo vale anche per le leggi. Ma la causa della corruzione non sono le leggi mal fatte. La maggior parte delle regole che abbiamo in materia di lavori e di appalti, per esempio, provengono ormai da normative europee e sono quindi le stesse che valgono in Francia, in Germania e in Gran Bretagna. Del resto, anche lì ci sono imbroglioni e corrotti; ma forse sono un po’ di meno. Sta di fatto che in quei Paesi vediamo opere pubbliche fatte a regola d’arte, funzionanti, utili. Perché da noi le cose vanno diversamente? Perché vediamo tanti soldi letteralmente buttati via in opere inutili, o magari non finite, cadenti prima di essere entrate in funzione? Azzardo una risposta: perché i soldi che ci sembrano buttati in realtà non sono buttati: vanno certamente a finire in tasca a qualcuno, magari anche lecitamente. Bisogna dunque capire qual è il metro di giudizio di chi decide se una certa opera va fatta, e dove e come va fatta. Se il suo criterio è quello di fare una cosa utile, forse quell’opera non sarà fatta o sarà fatta diversamente; ma se il suo criterio è quello di far guadagnare un po’ di soldi a qualcun altro, allora quel progetto sarà certamente approvato. Magari anche solo perché si pensa che sia un bene far girare tanti soldi nella comunità, così guadagnano non solo gli imprenditori ma anche gli operai, i commercianti, e insomma un po’ tutti. Il che non è del tutto sbagliato; diceva Keynes che per far girare i soldi può essere un bene anche pagare gli operai perché scavino buche per terra e poi le riempiano. Ma a lungo andare questi metodi diventano rovinosi, non si produce ricchezza ma solo debito. La buona politica dovrebbe fare queste scelte pensando non all’utilità immediata di pochi, ma ai risultati a lungo termine. Dirlo è facile, ma, a quanto pare, è difficile farlo.
Opere pubbliche utili, ma a chi?
AUTORE:
Pier Giorgio Lignani