Poco dopo le 20 di martedì 4 aprile l’assemblea di Palazzo Cesaroni ha approvato la legge “Norme contro le discriminazioni e le violenze determinate dall’orientamento sessuale”. Contestata dalle associazioni pro-famiglia che ne chiedevano il ritiro e richiesta dalle associazioni Lgbt che ne chiedevano urgentemente l’approvazione, il testo, emendato in più parti, è stato approvato a maggioranza con i 15 voti favorevoli dei consiglieri Pd, SeR, Misto-MdP e del M5s; 5 contrari di Lega Nord, Fdi e Ricci presidente e un astenuto, Nevi di FI.
La giornata ha registrato momenti di tensione e di scontro, tra l’opposizione e la maggioranza con dichiarazioni di voto in cui sono stati citati a più riprese i valori cattolici e anche Papa Francesco. Il Pd ha trovato un’intesa al suo interno in particolare sull’emendamento all’articolo 1 presentato dal consigliere Pd Smacchi e bollato dall’Omphalos Arcigay dell’Umbria come “salvaomofobi”.
“Se oggi l’Umbria fa un passo avanti sul campo della non discriminazione – ha detto il consigliere regionale, e segretario regionale Pd, Giacomo Leonelli – è grazie al Pd, che ha saputo fare sintesi, superando emendamenti divisivi, tanto da arrivare alla firma congiunta di alcuni di essi da parte del capogruppo Chiacchieroni e del consigliere Smacchi. Emendamenti tesi a salvaguardare il sacrosanto principio della libertà di pensiero, ma senza che questa diventi una clausola di salvaguardia per condotte discriminatorie”.
Negativo il giudizio del relatore di minoranza Sergio De Vincenzi, consigliere “Lista Ricci”, che sul suo profilo Facebook a fine giornata commenta: “Anche l’Umbria ha la sua legge progender di regime e ideologica che volendo antidiscriminare discriminerà ancor di più. Nonostante tutto qualcuno avrà il coraggio di parlare di civiltà e di accoglienza”.
Tra le modifiche anche quella presentata dalla presidente Catiuscia Marini, che ha scritto l’emendamento che attualizza la norma finanziaria che assegna alla legge 40mila euro per il 2017.
Con gli emendamenti, approvati, di Smacchi, Leonelli e Chiacchieroni, è stato quindi introdotto il principio del “rispetto della libera espressione di pensieri o opinioni riconducibili al pluralismo delle idee, individuali o assunte all’interno di organizzazioni o associazioni” e dall’articolo 3 è stata tolta la possibilità che la Regione organizzi “attività di formazione” “in materia di contrasto degli stereotipi e dei ruoli di genere, nonché prevenzione del bullismo motivato dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere” destinate agli studenti limitandola al “personale docente delle scuole e ai genitori.
“Siamo riusciti a limitare i danni”, ha commentato su Facebook Simone Pillon, responsabile nazionale del comitato “Difendiamo i nostri figli”, riferendosi alle modifiche agli articoli 1, 3 e 7, invitando comunque i genitori a “vigilare nelle scuole, attraverso il consenso informato” che non venga introdotta per altre vie la dottrina del gender. “Siamo convinti che questa legge sia comunque da cancellare perché non cancella affatto le discriminazioni anzi le accentua” ha aggiunto Pillon perché “ci saranno cittadini più uguali degli altri”. “La preoccupazione è altissima perché questa norma è pericolosa” ha aggiunto Pillon annunciando che valuteranno se ricorrere al referendum per abrogarla.
“Siamo soddisfatti per questa definitiva approvazione” ha commentato Stefano Bucaioni, presidente di Omphalos Lgbti, chiedendo alla Giunta regionale “che la legge inizi subito l’iter di attuazione”. Nel comunicato Bucaioni indica il vero obiettivo della lotta, il Parlamento, al quale rivolge un appello “perché riprenda subito la discussione di una legge nazionale, che insieme alle norme regionali, completi il quadro di tutela su modello di quanto avviene nel resto d’Europa”.