Commenti a: Oltre la tragedia commozione e preghiera https://www.lavoce.it/oltre-la-tragedia-commozione-e-preghiera/ Settimanale di informazione regionale Tue, 04 Aug 2015 13:36:05 +0000 hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 Di: Anna Maria F. https://www.lavoce.it/oltre-la-tragedia-commozione-e-preghiera/#comment-5624 Thu, 25 Sep 2014 18:07:06 +0000 https://www.lavoce.it/?p=28152#comment-5624 Don Franco: non abbiamo avuto alcun sentore che…

Don Franco Bucarini, direttore del Centro missionario diocesano (Cmd) di Perugia, è stato soggetto a un ricatto da parte di un giovane che ospitava in canonica; non ha retto alla situazione e si è tolto la vita. Per tanti di noi che lo conoscevano bene, è una grande sofferenza, e c’è anche un senso di impotenza per averlo visto appena sabato scorso – eravamo a Montemorcino in piena programmazione dell’Ottobre missionario – e non avere avuto alcun sentore delle sue difficoltà.
Anche le sue comunità di Cenerente, Canneto, Prugneto e Capocavallo sono attonite e sbigottite. Venerdì sera, alla messa celebrata dal vescovo Giulietti, si percepiva la commozione e quasi la consapevolezza che si fosse abbattuto un tornado su tutti i parrocchiani. Eppure occorre guardare avanti, soprattutto perché l’amore di Dio ci sospinge e ci invita ad impegnarci nel servizio ai fratelli – anche i più lontani – come don Franco ha sempre fatto, senza avere paura, perché non siamo soli e lo Spirito santo che è in tutti noi, ci sostiene sempre.
Di fronte a una realtà di dolore e di morte, ora più che mai, il Signore viene a portare la misericordia e la vita. In questo momento, la forza più grande deve venirci dalla preghiera per la nostra diocesi e i suoi Pastori: siano forti e fedeli all’impegno missionario, possano vivere in comunione sempre più profonda tra loro e i loro parrocchiani come una grande famiglia, per crescere insieme “sempre pronti a rendere ragione della speranza che è in tutti noi”.
Anna Maria Federico e i membri del Cmd

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Di: MRV https://www.lavoce.it/oltre-la-tragedia-commozione-e-preghiera/#comment-5623 Thu, 25 Sep 2014 17:49:22 +0000 https://www.lavoce.it/?p=28152#comment-5623 Don Franco. Un gesto che pone domande. Anche a noi giornalisti

Tra i giornalisti si è aperto un dibattito in seguito alla morte di don Franco Bucarini, suicidatosi giovedì scorso, lo stesso giorno in cui un quotidiano locale aveva sbattuto in piazza la sua vicenda (pur omettendo il nome). Il direttore locale del quotidiano ha difeso il suo operato e quello della sua redazione in nome del diritto di cronaca ed ha negato che vi sia un rapporto diretto tra la notizia data e il gesto di don Franco. Non sappiamo cosa ha spinto don Franco a quel gesto estremo e di certo nessuno poteva prevederlo. In ogni caso quello che non credo si possa accettare è questo eccesso di informazione che non rispetta la dignità delle persone e al quale siamo oramai assuefatti perché così fanno tutti. Anche i giornalisti sbagliano ed è segno di libertà e di responsabilità anche ammettere questa possibilità.

In questa tragica vicenda, un uomo è vittima di un ricatto e fa quello che ogni buon cittadino dovrebbe fare: denuncia il ricattatore. Per fare questo, spiega perché è ricattato. Quest’uomo si fida di chi rappresenta lo Stato. Ma il giorno dopo vede sbattuta la sua vicenda personale sulle locandine dei giornali. Senza nome, ma davvero in un ambiente ristretto come il nostro basta non mettere il nome (tra l’altro, gettando il sospetto su tutta una categoria) se il racconto è ricco di particolari? Quest’uomo era vittima di un reato. Chi ha dato tutti i particolari alla stampa?
Il resto, poi lo ha fatto la macchina dello scoop scandalistico, che trasforma la vittima in colpevole, perché la vittima è un prete e perché oggetto del ricatto sono atti sessuali compiuti con un uomo, adulto e consenziente. E questo sollecita la curiosità pruriginosa dei lettori e fa vendere più copie. 
La domanda che continuo a farmi è: quale era l’interesse pubblico da difendere con questa notizia? Forse che quest’uomo rappresentava un pericolo pubblico? Forse che il non aver tenuto fede al celibato lo rendeva un pericoloso maniaco? E dove è la deontologia professionale che impone il rispetto della persone, e per questo chiede sobrietà nel dare le notizie di cronaca? Lo scoop ha trasformato una vittima in colpevole. C’era solo la debolezza di un uomo di Dio che è stata stigmatizzata con un giudizio inappellabile di condanna sociale.
Maria Rita Valli

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Di: Pasquale Caracciolo https://www.lavoce.it/oltre-la-tragedia-commozione-e-preghiera/#comment-5622 Thu, 25 Sep 2014 17:49:01 +0000 https://www.lavoce.it/?p=28152#comment-5622 Don Franco: l’Ordine dei giornalisti faccia chiarezza

E’ per me un imperativo etico e professionale esprimere il mio dissenso rispetto alla Nota congiunta dell’Ordine regionale dei giornalisti e dell’Associazione stampa umbra del 20 settembre scorso in merito alla tragica vicenda del sacerdote perugino suicidatosi a seguito a una fuga di notizie. Mi sarei atteso una presa di posizione più attinente alla gravità della vicenda, che chiama in causa per intero il Codice deontologico della categoria. Invece la suddetta Nota è risultata più una “difesa d’ufficio”, di tipo “politico”, nei confronti delle valutazioni, non certo benevole, della presidente della Giunta regionale Catiuscia Marini.
Del resto, che l’imperativo fosse “reagire” a tale presa di posizione era risultato più che evidente nel corso dell’iniziativa di formazione per i giornalisti umbri tenuta il 20 settembre scorso all’hotel Plaza. Già in quella sede ho avuto modo di esprimere la mia riprovazione su “come” sia stata pubblicata la notizia riguardante il sacerdote. Premesso questo, quanto accaduto non può essere semplicemente archiviato. In particolare, è necessario che si accerti e si sanzioni chi non ha provveduto a tutelare la vittima: il sacerdote che ha denunciato e fatto arrestare il ricattatore aveva avuto l’assicurazione della massima tutela e riservatezza. Ciò è essenziale, se non si vuole rafforzare nei cittadini l’idea che coloro che hanno il coraggio di denunciare i propri estorsori si trovino poi nelle condizioni di diventare doppiamente vittime. Inoltre l’Ordine nazionale e regionale dei giornalisti dovranno aprire (se non lo hanno ancora fatto) un’indagine interna e verificare fino a che punto le responsabilità professionali siano state esercitate in conformità con il Codice deontologico della categoria.
I media, nel loro insieme, non sono soltanto mezzi di circolazione delle notizie e delle idee, ma anche strumenti al servizio di un mondo più umano, giusto e solidale.
Con il pretesto di “rappresentare la realtà” non si possono legittimare, in nome dell’audience o dello scoop per aumentare la tiratura della testata, comportamenti lesivi della verità tutta intera dei fatti e della dignità delle persone.
Pasquale Caracciolo
dir. resp. Umbria Radio

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