Eletto il 26 aprile scorso dodicesimo presidente delle Associazioni cristiane dei lavoratori, Andrea Olivero si è già messo in viaggio attraverso le regioni italiane per dialogare con i rappresentanti delle Acli territoriali. Olivero, 36 anni, prende il posto di Luigi Bobba, eletto al Senato. Olivero è un insegnante di lettere classiche di Cuneo. Dal 2004 ricopriva la carica di vicepresidente nazionale delle Acli. Pochi giorni fa, nella redazione centrale de La Voce ci ha rilasciato questa intervista. Un giovane al vertice delle Acli.
Sa spiegare questa scelta? “Posso esserne solo onorato. Ma la mia presenza è anche il segno di una volontà delle Acli di rinnovarsi”. Da dove inizierà questo rinnovamento? “Da sempre lo scopo delle Acli è stato quello di aggregare le persone comuni, seguendo una voglia di sviluppare socialità nel solco del pensiero della dottrina sociale della Chiesa cattolica. Il mio obiettivo sarà quello di fornire alle Acli una nuova classe dirigente, giovane e dinamica, che faccia crescere la nostra società civile. Ci aspettano nuove sfide”. A partire da quali? “Bisogna che sia fatto, al più presto, un nuovo patto fra le generazioni, fra i giovani e gli anziani. Occorre interrogarsi sulla necessità di rinnovare il nostro sistema di welfare. Finora moltissimo è stato investito sugli anziani, le cui pensioni fungono oggi anche da ammortizzatore sociale a favore dei giovani. Ma questa è solo una distorsione del sistema, una sorta di assistenzialismo che non porta da nessuna parte. Dobbiamo quindi spingere la politica ad osare proprio là dove non ha avuto coraggio”.
Che ruolo per l’associazionismo e per il volontariato? “Noi cattolici, con le nostre iniziative, possiamo essere d’esempio e trainare, nel rispetto delle identità, l’intero mondo del volontariato e del terzo settore. È un compito che, tutti insieme, siamo certamente in grado di svolgere e abbiamo l’autorevolezza per farlo”. Ma anche nel mondo dell’associazionismo cattolico ci sono diverse anime…”Vero. Ma abbiamo tutti una base comune, che è la dottrina sociale della Chiesa. Da due anni, persone appartenenti alle Acli, ai Focolarini, alla Compagnia delle Opere, a Sant’Egidio e ad altri gruppi e associazioni del mondo cattolico si stanno contaminando a vicenda in Retinopera.org, un luogo che ha già prodotto l’Agenda sociale dei cattolici italiani, ossia cosa fare in concreto. Ad esempio, sul tema dell’immigrazione, noi delle Acli stiamo lavorando molto bene con i Focolarini e la Comunità di Sant’Egidio, così come sulla questione del Mezzogiorno con le associazioni cattoliche della Campania e sul tema dell’impresa sociale con la Compagnia delle Opere. Tali anime dell’associazionismo del mondo cattolico, che prima di Retinopera.org non si incontravano o lo facevano molto di rado, ora rispettano un calendario di incontri ben preciso, momenti in cui conoscersi meglio, dialogare, scambiarsi esperienze, costruire progetti e iniziative. Ritengo che sia una novità assoluta”.
Il vostro pane quotidiano sono i diritti del lavoratori. Il mondo del lavoro contemporaneo è percorso da un precariato in molti casi “selvaggio”. “Si tratta infatti di una cosa indegna, indecente. Ossia non rispettosa dell’uomo e della vita delle famiglie. Moglie e marito, entrambi lavoratori ‘flessibili’ rischiano di non incontrarsi più sotto il tetto coniugale, in quanto il tipo di lavoro e gli orari tipici del lavoro ‘flessibile’ li spingono lontani uno dall’altro. Come Acli vogliamo contrastare il falso lavoro flessibile, che non può essere applicato indistintamente a tutte le categorie di lavoratori. La flessibilità può essere concepita solo come una possibilità di ingresso nel mondo del lavoro. Poi, ad un certo punto, deve cessare”.
Le Acli si sono impegnate a “cancellare con il referendum” la devoluzione voluta dal governo Berlusconi, appena uscito di scena. Manterrà questa promessa? “Sì, assolutamente. Questo non significa che la Costituzione sia intangibile ma, per modificarla, occorrerà necessariamente riaprire una nuova stagione costituente per l’Italia. La riforma della Costituzione italiana messa in atto dal precedente governo è stata sbagliata sia nel metodo, in quanto è stata realizzata a colpi di maggioranza, sia nella sostanza perché il federalismo solidale che il mondo cattolico – Acli in testa – avevano immaginato non è certo stato prodotto dalla riforma”.