Un coro di protesta in Italia e in molti Paesi esteri si è levato contro coloro che si sono opposti platealmente e con manifestazioni sguaiate e chiassose alla visita del Papa all’Università La Sapienza di Roma. Bisogna ricordare che era stato invitato dalle autorità accademiche ufficiali, ed egli aveva accettato di buon grado essendo l’Università della città di cui è vescovo, un’Università in cui vi sono moltissimi docenti e studenti cattolici e intelligenze di prim’ordine; la più grande, per numero di iscritti, università europea. È anche da dire che Benedetto XVI è stato un famoso accademico di università tedesche ed ha al suo attivo numerosissime pubblicazioni di grande valore scientifico e letterario tradotte in tante lingue. Ma quelle poche decine o centinaia di studenti forse non sanno questo. Non sanno neppure che lui, il Papa, è un difensore della ricerca, della scienza e della ragione umana, un difensore della necessità di dialogare con tutte le culture e anche con le posizioni ateistiche, come ha dimostrato con Flores d’Arcais e Habermas. L’intolleranza è frutto di ignoranza e della paura di perdere le proprie sicurezze. Quello che più indigna è l’atteggiamento dei 67 docenti, che dovrebbero essere più informati e non confondere frasi staccate dal loro contesto (come è successo con i musulmani a proposito del discorso di Regensburg), con il pensiero compiuto di uno studioso serio. Le frasi incriminate sul caso Galileo sono citazioni di filosofi che hanno messo in discussione l’ottimismo e la sicurezza del progresso scientifico che, oltre ai benefici che tutti conosciamo, ha prodotto anche grandi sciagure e pericoli, quali la bomba atomica e il disastro ambientale. La colpa di Ratzinger, secondo quei docenti, sarebbe stata quella di riportare, la frase di P. Feyerabend in cui si dice: ‘La Chiesa dell’epoca di Galileo si attenne alla ragione più che lo stesso Galileo e prese in considerazione anche le conseguenze etiche e sociali della dottrina galileiana. La sua sentenza contro Galileo fu razionale e giusta, e solo per motivi di opportunità politica se ne può legittimare la revisione’, aggiungendo anche l’opinione di un altro grande pensatore tedesco, von Weizsacker, il quale dice di vedere una ‘linea direttissima’ da Galileo alla bomba atomica. Frasi indubbiamente pesanti e provocatorie dalle quali Ratzinger prende le distanze scrivendo: ‘Sarebbe assurdo costruire sulla base di queste affermazioni una frettolosa apologetica. La fede non cresce a partire dal risentimento e dal rifiuto contro la razionalità’ (J. Ratzinger, Svolta per l’Europa?, ed Paoline, 1992, p. 78). La critica alla scienza galileiana, considerata come vera descrizione della realtà e quindi come verità, è stata fatta anche da Popper, che non esita a dire che il cardinale Bellarmino aveva ragione, quando reclamava alle teorie di Galileo il carattere di ipotesi matematiche (K. Popper, Scienza e filosofia, Einaudi, 1969). Ma a parte la questione in sé, sulla quale si può non essere d’accordo, ciò che non è tollerabile è la pretesa di alcuni di decidere chi deve parlare e chi no e l’esistenza tra i giovani di cattivi maestri, non solo nelle Università.
Odio ignoranza e cattivi maestri
AUTORE:
Elio Bromuri