Occhio alle aziende

Presentato l’Osservatorio sulle società di capitale umbre, che riporta le analisi dei bilanci 2007-2009 di 32.646 aziende

Unioncamere Umbria ha presentato venerdì 21 ottobre, presso la Camera di commercio di Perugia, l’Osservatorio sulle società di capitali umbre, che riporta le analisi dei bilanci 2007-2009, elaborando i dati di 32.646 aziende (quelle che hanno presentato i propri bilanci in tutti i tre anni oggetto della ricerca): 24.407 della provincia di Perugia e 8.239 di quella di Terni. Lo studio comprende anche un’analisi delle top 100 aziende umbre per fatturato e valore aggiunto. Il prof. Paolo Fratini dell’Università di Perugia, che ha coordinato la ricerca, ha tra l’altro rilevato come più del 50% delle imprese fatturi meno di 250.000 euro, e che il 75% hanno meno di 5 addetti. Il settore manifatturiero e quello delle costruzioni sono quelli con le peggiori performance. La sottocapitalizzazione è uno dei problemi che riguarda gran parte delle aziende, che spesso pagano il debito ad un costo superiore a quello della remunerazione del capitale investito. Nella sua relazione il presidente di Unioncamere Umbria, Giorgio Mencaroni, rilevando che la ricerca evidenzia cali nel fatturato e nel risultato di esercizio delle prime 100 società di capitale umbre, ha sottolineando come le grandi imprese abbiano registrato performance migliori delle piccole. Ha poi espresso timori per i risultati 2010 e 2011, non oggetto dello studio, ma sicuramente ulteriormente negativi, dato lo scenario macroeconomico in cui ci troviamo. Per uscire dalla crisi Mencaroni ha invitato tutti a remare dalla stessa parte, ammonendo gli imprenditori a evitare di pensare che il Pubblico possa risolvere i loro problemi, invitandoli ad essere più produttivi e propositivi. Anche il Sistema camerale umbro si sta attivando con varie misure, soprattutto nel campo dell’accesso al credito e dell’internazionalizzazione, ma Mencaroni ha lamentato che non sempre le imprese utilizzano questi strumenti. Concludendo i lavori, l’assessore regionale alle Attività produttive Vincenzo Riommi si è posto la domanda di come la nostra regione possa ritornare ad essere competitiva, visto che i questi ultimi anni si è destrutturato il tessuto produttivo regionale. Ha sostenuto che occorre investire tutti, pubblico e privato soprattutto su due filoni: quello del manifatturiero, importante in passato ma anche oggi, e quello della filiera ambiente-turismo-cultura, l’unico non delocalizzabile, che ha definito “la nostra Fiat”. La politica deve costruire gli strumenti e creare le condizioni per lo sviluppo, ha concluso: “Pubblico e privato devono avere il coraggio di investire risorse in maniera strategica, ma anche le parti sociali devono fare uno scatto, e lo dobbiamo fare tutti insieme”.

AUTORE: Alberto Mossone