Poco più di un mese fa, Legambiente ha denunciato all’Unione europea come in Italia sia sottovalutato il rischio per l’ambiente dell’utilizzazione, in agricoltura, di alcuni fertilizzanti azotati: sostanze chimiche (nitrati), inquinanti per i corsi fluviali e le acque di falda. La situazione sembra coinvolgere anche l’Umbria, dove negli ultimi anni sono emersi diversi casi d’inquinamento delle acque profonde e di pozzi, come avvenuto qualche anno fa nel territorio dei Comuni di Bettona, Bastia Umbra e Cannara. Oltre ai nitrati, rilevati in concomitanza con allevamenti di bestiame e zone agricole, però, nella nostra regione, così come accade in molte altre regioni italiane e non solo, l’inquinamento delle acque profonde viene causato anche da altre sostanze legate alla presenza di aree industriali. Lo scorso novembre, infatti, in Valtiberina il Sindaco di Città di Castello, attraverso un’ordinanza comunale, ha disposto ai cittadini di non utilizzare i pozzi delle proprie abitazioni: attraverso dei controlli di Asl e Arpa (Azienda regionale per la protezione ambientale) era stato riscontrato un inquinamento delle falde acquifere dovuto a sostanze organo-alogenate. Era invece dicembre 2010 quando a Foligno, in un’area di 30 kmq, è scattato l’allarme di pozzi inquinati da tetracloroetilene e tricloroetilene (trielina): anche queste delle sostanze organo-alogenate utilizzate come solventi soprattutto in pelletterie, lavanderie, nell’industria chimica e meccanica. La situazione ambientale, nel Folignate, non sembra comunque ancora chiarita del tutto e a fine 2012, la Regione Umbria ha stanziato 50.000 euro per svolgere ulteriori indagini nelle zone interessate. Sempre tra fine estate e autunno 2012, inoltre, anche a Spoleto sono state individuate alcune aree contaminate da alogenuri organici, che hanno costretto i cittadini a non utilizzare più i pozzi privati in varie località del territorio. Il rischio d’inquinamento delle acque profonde riguarda anche altre località umbre. L’Arpa pubblica periodicamente alcune relazioni sullo stato dell’ambiente regionale. La stessa Arpa, inoltre, nel 2006, ha pubblicato anche un Piano di tutela delle acque, riguardante le “zone vulnerabili ai nitrati di origine agricola”, elencando alcune località regionali a rischio d’inquinamento e il loro grado di vulnerabilità.
Occhio all’acqua dei vostri pozzi
Legambiente denuncia all’Ue la sottovalutazione, in Italia, dei rischi connessi a certe sostanze usate in agricoltura. I rilevamenti di Arpa Umbria
AUTORE:
Francesco Orlandini