Non si può continuare a fare il catechismo come se fossimo ancora in una società dove i bambini vengono tutti battezzati alla nascita e imparano in famiglia a conoscere Dio, a pregare, a andare a messa.
Oggi i genitori, se non sono contrari o indifferenti, spesso si sentono inadeguati e impreparati ad affrontare le domande che i bambini pongono quando si affrontano temi difficili anche per i teologi, a cominciare dal “mistero” d’amore della morte e risurrezione di Gesù. I catechisti lo sanno da tempo e in più di una parrocchia si stanno sperimentando modi nuovi per preparare i bambini ai sacramenti dell’iniziazione cristiana, ovvero battesimo, cresima e prima comunione.
Anche la catechesi oramai, quella dei fanciulli come quella degli adulti, è ripensata nella prospettiva della nuova evangelizzazione e di questo tratterà il convegno nazionale dei direttori degli uffici catechistici diocesani, in programma a Padova il prossimo 4 e 5 ottobre, che chiuderà il ciclo dei convegni regionali di cui quello umbro è l’ultimo appuntamento. “Rinnovare l’iniziazione cristiana nelle nostre chiese” è il tema scelto per la due giorni in cui si cercherà di trarre linee comuni dai Convegni regionali anche in vista del Documento orientativo per la catechesi che la Commissione episcopale per la dottrina della fede l’annuncio e la catechesi sta approntando.
Proprio in questi giorni nella diocesi di Gubbio è stato esteso a tutte le parrocchie il metodo catecumenale (vedi articolo in pagina), quello adottato anche nelle parrocchie perugine di Santa Maria di Colle, San Costanzo e San Ferdinando. Alessia Biagiotti, 43 anni, 14 di catechismo, dal 2006 al 2009 ha seguito un corso alla Pontificia Università salesiana, a Roma, per conoscere meglio il “cammino di iniziazione cristiana di tipo catecumenale”.
Aveva saputo di questo nuovo modo di fare catechismo, sapeva dell’esperienza iniziata nella parocchia di Santo Spirito e l’interesse l’ha spinta a conoscerlo meglio. Seguendo il corso a Roma, nelle lezioni e nel contatto con gli stessi docenti e con altri catechisti di tutt’Italia, ha ritrovato anche lo slancio e la passione per un servizio così impegnativo.
“La particolarità di questo cammino di iniziazione cristiana ispirato a quello che era il catecumenato, ovvero la preparazione al battesimo, nei primi secoli, – spiega Alessia – è che i tre sacramenti dell’iniziazione vengono dati insieme se il bambino non è battezzato, il che capita sempre più spesso anche tra gli italiani, e se lo è fa insieme comunione e cresima. Inoltre i bambini non sono più divisi in classi e sono ammessi ai sacramenti quando sono pronti”.
L’altra particolarità, sta nel coinvolgimento di tutta la famiglia. “Ai genitori proponiamo giornate comunitarie, mensili il primo anno poi anche ogni due o tre mesi, e in un pomeriggio sono tutti coinvolti, anche i fratellini, nel gioco, nella catechesi, nell’animazione in modo che anche i genitori possano riscoprire Gesù Cristo, il fondamento della nostra fede” racconta Alessia, sottolineando l’importanza dello stare insieme senza tv e per il solo gusto di stare insieme.
Quando l’innovazione è stata introdotta c’è stata una certa resistenza da parte dei genitori soprattutto verso la novità del giorno comunitario. Ora è più accettata, ma la partecipazione registra un 30% di genitori assidui, un 30-40 % di saltuari mentre gli altri “si vedono solo alle riunioni canoniche delegando tutto al catechista”.
Originale ed unica, crediamo, esperienza italiana, è quella di Silvia Vincenti che nella parrocchia di San Feliciano del Lago ha iniziato incontri di catechesi per i bambini da 0 a 3 anni, che racconta nel suo blog. Stimolati dal parroco padre Abele Brunetti, dopo aver “studiato” il come fare, con il marito Antonio ha ideato “Il giardino di Dio”, incontri per i bambini, accompagnati dai genitori, in cui Silvia legge un brano ad alta voce, risponde alle domande dei bambini, li guida nella realizzazione di piccoli lavori, fanno una preghiera cui si uniscono i genitori e poi la merenda prima di tornare a casa. “I genitori, che spesso non riescono ad andare a messa perché non possono fare i turni per stare con il bambino, apprezzano perchè vedono uno spazio dedicato ai piccoli e tornano a casa sostenuti e incoraggiati”. Spesso, infatti, commenta Silvia, i genitori si sentono inadeguati, non all’altezza di parlare ai loro figli di Dio. A questi incontri si rendono conto che in fondo è più semplice di quanto immaginano”.