Dibattito animato in occasione del Consiglio pastorale diocesano riunitosi venerdì 6 giugno. Il tema della precedente seduta ‘Parrocchia comunità missionaria’ (non completato) proponeva sostanzialmente altri due quesiti. Come rispondere alle forme antiche e nuove di povertà? Comunemente una volta la povertà si identificava con la miseria; oggi il concetto si è ampliato: poveri sono certamente gli indigenti ma in tale categoria rientrano emarginati, anziani abbandonati, depressi, disabili… Esiste poi una povertà spirituale, una povertà di fede, una carenza di amore verso il prossimo nonostante qualche fulgido esempio ed anche, come ha evidenziato Eugenio Marcomigni, una povertà familiare intesa come mancanza di comunicazione tra i componenti dello stesso nucleo con conseguente distacco anche affettivo dei figli. Quale dunque la risposta? Secondo il vescovo mons. Sergio Goretti è necessario potenziare nelle parrocchie (far nascere o far rinascere) i centri Caritas, asserzione ribadita dal vicario generale mons. Orlando Gori e condivisa da Giocondo Leopardi, recentemente nominato delegato regionale della stessa Caritas. E’ stato fatto notare come i vescovi insistano e sollecitino ‘strutture di servizio’ a favore dei poveri. La prossima assemblea diocesana delle Caritas parrocchiali dovrà delineare prospettive concretamente attuabili. Il potenziamento concerne anche i centri di volontariato sociale. Ogni anno le confraternite di Assisi organizzano una festa di beneficenza il cui ricavato viene devoluto a tali centri (Cvs): così ha dichiarato il responsabile laico confratello Antonio Modestini, sottolineando anche le difficoltà economiche di quelle confraternite che non dispongono di immobili o altre proprietà. Franco Noccioli dal canto suo ha invitato a promuovere i ‘centri volontari della sofferenza’, contraddistinti dal fatto che persone disabili testimoniano e comunicano il Vangelo ad altri malati di ogni tipo: i viaggi organizzati dall’Unitalsi a Lourdes necessitano di una continuazione. Varie proposte ha suscitato la risposta alla seconda domanda: quali itinerari possono essere promossi per un contatto con il mondo giovanile? Mons. Vittorio Peri, in base alla sua esperienza di assistente nazionale del Csi, ha rimarcato come veicolo privilegiato per entrare in rapporto con i giovani l’attività sportiva: ovviamente tale attività va integrata con la formazione pastorale, culturale, con l’educazione ambientalista e con altri strumenti di carattere ricreativo. Si impone dunque la necessità degli ‘Oratori’, dotati di strutture adeguate, ma soprattutto di animatori preparati e intraprendenti. Alcuni parroci della diocesi si sono portati al nord per acquisire gli elementi idonei alla organizzazione di tali forme aggregative che riescono a stimolare anche la partecipazione degli adulti, come ha rilevato durante la discussione Leonardo Travaglia. Il tema degli ‘Oratori’ e della loro indispensabile presenza è stato approfondito da Michele Fiore, da Chiara Baldoni, da don Girolamo Giovannini organizzatore di gruppi ricreativi estivi e promotore di un centro sportivo, da don Dante Cesarini che ha ampliato le potenzialità insite in un Oratorio adducendo come attività perseguibili corsi teatrali e musicali, stage educativi sul volontariato, altro elemento che attrae l’interesse dei giovani. Ma non bastano le strutture, occorrono bravi animatori: questa la spina nel fianco di don Cesarini che ha visto fallire un corso opportunamente organizzato. Esistono altre forme di coinvolgimento dei giovani: l’operazione Mato Grosso, come ha suggerito Alberto Cecconi, lavori finalizzati alla solidarietà come la costruzione del polo scolastico di Kasumo in Tanzania, l’inserimento in associazioni collaterali alla Chiesa particolarmente ‘attive’. Di fronte a tale fermento di idee, il vicario mons. Gori ha proposto di creare un gruppo operativo ristretto che pervenga alla presentazione di proposte compatibili. Oratori: due disegni di legge regionaleSono delusi i parroci che vedono disperdersi dopo la Cresima centinaia di ragazzi. E’ necessario correre ai ripari, considerando i condizionamenti della mentalità corrente. Esiste peraltro un problema di linguaggio: il linguaggio usato con i giovani non si adatta agli adolescenti. Eppure giovani e adolescenti possono convivere grazie ad iniziative aggreganti. Sarà possibile dalle modeste esperienze oratoriali presenti nella diocesi e quasi ovunque in Umbria passare alla realizzazione di veri Oratori? Esistono in merito due disegni di legge regionali: uno presentato dalla maggioranza di centro sinistra e l’altra presentato dalla minoranza di centro destra. E’ auspicabile un unico disegno che sappia essere la sintesi delle migliori indicazioni. Primo passo da fare: la formazione degli animatori. Le strutture, anche in seguito ai ripristini eseguiti dopo il terremoto, potranno essere trovate, naturalmente con la collaborazione delle istituzioni.
Nuove povertà e disagio giovanile: quali soluzioni?
Consiglio pastorale diocesano: dibattuti due importanti temi
AUTORE:
Francesco Frascarelli