mercoledì, 5 Febbraio 2025
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HomeRUBRICHEIL PUNTO“Nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra”

“Nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra”

Si parla ancora, come già la settimana scorsa, della corte penale internazionale e della decisione del governo italiano di consentire ad un alto dirigente libico di sfuggire al giudizio di quella corte; mentre quest’ultima aveva invece chiesto al nostro governo di arrestarlo.

Fra i tanti interrogativi che l’episodio ha suscitato ve ne sono anche alcuni che mettono in dubbio la stessa ragion d’essere della corte penale internazionale; un organismo di alto profilo morale ma la cui efficacia è problematica, a partire dalla constatazione che le più grandi potenze mondiali non hanno aderito alla sua istituzione e non ne riconoscono l’autorità. Quando è stata istituita, l’argomento preferito dai suoi padri fondatori era che “non vi è pace senza giustizia”; e che perciò un organo di giustizia come quello è un potente strumento di pace.

È un principio bello e suggestivo, ma metterlo in pratica può essere difficile, se si vuol essere realisti. Si può bene invocare la “giustizia” come valore supremo nei rapporti umani, ma c’è una difficoltà: che, prima, bisognerebbe trovarsi tutti d’accordo su cosa è giusto e cosa non lo è; e invece sappiamo che, nel mondo reale, è praticamente impossibile che questo accordo vi sia. Sono proverbiali le liti tra fratelli per questioni economiche, dove ciascuno pensa che il giusto sia dalla sua parte. Figuriamoci quanto sia difficile mettere d’accordo, in nome della giustizia, popoli che da secoli sono in lite sui confini.

In quasi tutti i conflitti della storia troviamo, alla loro base, che qualcuno pensava che fosse suo giusto diritto – magari per una volontà divina rivelata in qualche testo sacro estendere il suo dominio su questo o quel territorio. Accadeva migliaia di anni fa ed accade tuttora. Per realizzare davvero la giustizia in questo mondo ci vorrebbe un’autorità sovranazionale dotata di forza effettiva, ma non c’è. È più realistico avere una pace, intesa come la semplice mancanza di una guerra in atto, basata su una serie di compromessi, che non pretendono di essere definitivi e tanto meno “giusti” nel pieno senso della parola, hanno solo il pregio di essere accettati, qui e ora, dalle parti. Era questo, in fondo, che diceva Pio XII nel 1939 con la celebre frase “nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra”. Ma non fu ascoltato.

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