La cattedrale di Notre-Dame che brucia può diventare simbolo di tante cose

di Daris Giancarlini

Simboli e simbolismi. La cattedrale di Notre-Dame a Parigi che collassa sotto l’incalzare di un incendio devastante evoca pensieri molteplici. Simbolo di una città massimamente laica, ma anche della cristianità, mentre cede – in molta parte delle sue strutture – a fiamme violentissime, rimanda ad altri cedimenti, ad altri drammi.

Come quello delle Torri gemelle di New York. Scrigno di oltre mille opere d’arte, custode di quella che – secondo la tradizione cristiana – è stata la corona di spine imposta al Cristo prima della crocifissione, la cattedrale parigina divorata in gran parte dal fuoco paga anche, nella convinzione di molti e secondo le prima rilevazioni, una certa superficialità di chi avrebbe dovuto custodirla.

Anche i soccorsi, nonostante il tradizionale eroismo dei vigili del fuoco, sono apparsi tardivi e poco efficienti. Simbolici forse, anche questi, di una nazione come la Francia, ma anche dell’intera Europa, ingrippate in una crisi ideale e valoriale che avviluppa l’agire di singoli e istituzioni, in una ragnatela di grigiore e impotenza. Simbolico anche il fatto che nella laicissima Francia i beni ecclesiastici siano di proprietà dello Stato.

Simbolico, infine, l’intervento a gamba tesa, e a fiamme incombenti, del Presidente degli Stati Uniti. “Mandate i canadair a lanciare acqua da sopra” ha scritto Trump su Twitter. Ma Notre-Dame non è un bosco della California: il lancio di tonnellate d’acqua avrebbe solo aggravato i crolli strutturali. Una simbolica superficialità.