A Bolzano spariscono i crocifissi dalle scuole per non urtare la suscettibilità di alunni non cristiani, a Todi si nota da parte di alcune classi il rifiuto di fare il presepio, sempre per la stessa ragione. Da parte di insegnanti e di dirigenti sensibili al rispetto delle minoranze presenti nel territorio italiano si ritiene giusto e opportuno nascondere la nostra identità religiosa e culturale, abolire costumi e tradizioni secolari ritenute di disturbo e non più proponibili in una società che diventa sempre più pluralistica in senso etnico e culturale. I diritti delle minoranze evidentemente vanno assicurati e garantiti, anche per legge, senza dimenticare però i diritti delle maggioranze senza soprusi e arroganza. L’equilibrio e il buon senso dovrebbero predominare al posto della paura e della vergogna di se stessi. Dietro a questo atteggiamento, tuttavia, si può scorgere il cedimento di alcuni a seguito di una specie di aggressione morale da parte di esponenti del laicismo nazionale e locale ad una Chiesa che viene accusata di invadere campi non propri. Soprattutto dopo il Giubileo che ha dato una risonanza mondiale alla Chiesa viene fatta una sorta di richiesta di rientrare nei ranghi, magari di pregare e tacere. Da varie parti si mandano messaggi che rasentano la minaccia, come se ogni dichiarazione di carattere morale fosse una aggressione alla libertà individuale. Guai a dire che le coppie omosessuali sono contro la natura del matrimonio come è inteso anche dalla Costituzione italiana. Quando l’Osservatore romano, il quotidiano della Santa Sede, ha criticato la decisione dell’Olanda di riconoscere le coppie gay, nell’agenzia di stampa Nev (n.49), è apparso un comunicato in cui si diceva che questa presa di posizione era una cosa “vergognosa” e seguiva un’esaltazione della apertura e modernità di un Paese europeo al quale il Vaticano non ha nulla da insegnare. Sulla scia di coloro che non sanno null’altro della Chiesa e della sua storia se non la solita Inquisizione e il caso Galilei, letti secondo l’ottica dell’ideologia liberale e marxista di stampo ottocentesco. In un recente bilancio del XX secolo si sono chiamati tutti meno che gli storici cattolici, come se i cattolici nel secolo appena concluso non ci fossero stati, non avessero quindi nulla da dire. Si è arrivati a scrivere una storia “criminale” della Chiesa da parte di un inglese (il vezzo non è solo italiano). Il rischio che ciò comporta è quello di cui si diceva all’inizio: i cattolici per paura di ricevere insulti fanno due passi indietro e si nascondono nel privato. Oppure che per reazione diventino aggressivi e usino le stesse armi della polemica e della contrapposizione. Un sano orgoglio della propria identità, senza esibizionismi e senza ipocrisie, dovrebbe essere la risposta adeguata da parte di chi ritiene di avere un messaggio alto e nobile da portare al mondo con la parola e i fatti della vita quotidiana, vissuta nella normalità di comportamenti cristianamente ispirati.
Non vergognarsi di essere cattolici
AUTORE:
Elio Bromuri