I grandi dell’economia sono, in questo periodo, sotto osservazione. È in atto un round di consultazioni che confluirà nella riunione del G7 all’isola della Maddalena nel prossimo luglio. Si stanno prendendo decisioni importanti che potranno riguardare solo la regolamentazione dei mercati finanziari evoluti, a vantaggio certamente di tutti ma soprattutto dei grandi Paesi sviluppati o emergenti, oppure anche la lotta al sottosviluppo. Il momento è cruciale, in quanto la crisi può essere l’opportunità di rivedere le cose nel vero vantaggio di tutti, e non solo di quelli che avvantaggiati erano prima della crisi. Incontrando il Papa, il primo ministro inglese Gordon Brown si era espresso in questo senso. La Chiesa ha invitato più volte ad incamminarsi su questa strada. Sabato scorso 21 febbraio si sono riuniti a Berlino i principali Stati europei per concordare appunto una strategia comune da presentare al prossimo G20 di Londra, quando attorno al tavolo dei Grandi siederanno anche Brasile, India, Cina, Russia, Sud Africa. Dal vertice di Berlino sono uscite diverse proposte nuove, alcune anche coraggiose, se verranno adeguatamente implementate. Italia, Germania, Francia, Inghilterra, Lussemburgo, Spagna, Olanda e Repubblica Ceca hanno deciso prima di tutto di adottare una linea di maggiore regolamentazione dei prodotti finanziari. Secondo loro, tutti i soggetti che operano in Borsa devono essere controllati, compresi i fondi ad alto rischio, che dovrebbero far capo ad un’autorità di supervisione, e le agenzie di rating. Per gli istituti finanziari internazionali verranno costituiti Collegi di supervisori. In secondo luogo è stato deciso di costruire maggiori garanzie per evitare il ripetersi di crisi cicliche: le banche sonno state invitate ‘ però la parola ‘invitate’ sembra troppo poco ‘ a mettere da parte capitali a fronte di crediti inesigibili e a creare ‘cuscinetti’ di capitale. In terzo luogo si è deciso di lottare contro i paradisi fiscali, che a Berlino sono stati chiamati ‘giurisdizioni non collaborative’. A questo proposito Angela Merkel ha detto: ‘Dobbiamo sviluppare un meccanismo di sanzioni contro coloro che non coopereranno; si tratti di paradisi fiscali oppure di zone dove avvengono operazioni finanziare non trasparenti’. Finora non è però chiaro in cosa possano consistere queste ‘sanzioni’. Per potenziare i controlli e la previsione delle crisi è stato anche deciso di aumentare le risorse del Fondo monetario internazionale e del Financial Stability Forum. Gli strumenti di credito dell’Fmi dovrebbero essere soggetti a riforma per rafforzarne l’efficacia contro le crisi. Infine Angela Merkel ha proposto una Carta per un’attività economica sostenibile per ‘prevenire gli eccessi e condurre alla creazione di una struttura di governance globale’. Queste decisioni vanno nella linea di un ripensamento globale che dia nuove possibilità ai Paesi che finora sono rimasti ai margini del mercato finanziario e dello sviluppo economico? I Paesi africani, per esempio, possono leggere nelle decisioni di Berlino qualcosa di interessante anche per loro? La regolamentazione dei mercati e la ripresa sono nell’interesse di tutti. C’è chi plaude alla crisi perché potrà essere occasione per un ripensamento globale dello sviluppo nel senso della decrescita e del dopo-sviluppo. Ma sono posizioni ideologiche ed anche un po’ ciniche. Regole e ripresa servono a tutti, però potrebbero essere impostate con un più chiaro interesse per i poveri. La riforma del Fondo monetario internazionale prevista a Berlino, per esempio, potrebbe essere fatta non solo per rendere questo istituto maggiormente in grado di intervenire verso banche e Paesi ricchi in difficoltà finanziaria, ma anche e soprattutto per fornire prestiti a quelli poveri, cosa che invece avviene poco e a fronte di garanzie spesso eccessive. La lotta contro i paradisi artificiali, evidenziata a Berlino anche se ancora in modo generico, dovrebbe essere estesa a tutti gli ambiti finanziari anomali: ci sono i paradisi artificiali alle isole Kayman e ci sono mercati finanziari asfittici in tanti Paesi che avrebbero invece bisogno di risorse per lo sviluppo. Fa ben sperare l’idea di una Carta per l’attività economica sostenibile, proposta dalla Merkel e sostenuta da Gordon Brown. In essa potrebbero confluire queste nostre preoccupazioni. A patto che non sia redatta ‘dopo’ che sono state prese le misure principali, ma che sia abbozzata prima, in modo da costituire una guida alle stesse misure, in modo che siano fatte per il bene di tutti.
Non salviamo solo i ricchi
Crisi. La Merkel propone una 'Carta per un'economia sostenibile'
AUTORE:
Stefano Fontana