Cresce in giro un senso di delusione verso il governo Monti. Si attendevano dei risultati, ma non arrivano; intanto, i sacrifici promessi in nome del risanamento si fanno sentire. Eppure questi “tecnici” sembravano tanto bravi. Come si spiega? Rispondo, con amarezza: in troppi abbiamo sottovalutato questa crisi che sta travolgendo non solo l’Italia, ma un po’ tutta l’Europa (alcuni anche peggio di noi). Più che la gravità, ci è sfuggita la natura della crisi: che non è monetaria, e non è (solo) finanziaria, come molti credono; ma è (anche) economica. Che significano questi termini? Cercherò di semplificare, a costo di apparire rozzo. Un Paese è in crisi monetaria quando la sua moneta si svaluta a vista d’occhio e per lungo tempo; ma questo non è il nostro caso, grazie all’euro (per ora). La crisi è finanziaria quando si ha una massa di debiti in scadenza e non si ha liquidità sufficiente per pagarli. Una crisi finanziaria può capitare anche ad un Paese economicamente sano e ricco. Immaginiamoci un grosso imprenditore che ha fatto grossi investimenti, indebitandosi, e ha creato un’industria efficiente che produce molto, vende molto e guadagna bene; però improvvisamente le banche lo mettono alle strette e lui in quel momento non ha liquidità. Costui passa certamente un brutto momento, ma i suoi fondamentali, come si dice, sono buoni e potrà riprendersi, soffrendo un po’. Immaginiamo invece un altro imprenditore, anche questo in difficoltà finanziarie per le stesse ragioni, ma che, in più, non ha i fondamentali a posto: produce male, vende poco, spende molto, perde clienti, deve licenziare gli operai. Ecco una crisi che non è (solo) finanziaria ma è soprattutto economica, o come anche si dice, strutturale. Quando succede questo, non serve raccomandarsi alle banche per avere ancora credito; se gestisci in perdita, la tua sorte è segnata, e non c’è Mario Monti che tenga. Certo non ti salva da un giorno all’altro, tanto meno a costo zero.
Non ci si salva a costo zero
AUTORE:
Pier Giorgio Lignani