Anche l’atteso, amato, e festeggiato primo anno del nuovo secolo e del nuovo millennio sul quale si è fatta poesia, retorica e persino profezia, se ne va, si archivia, e in archivio rimarrà, oggetto di triste stupore. Allora è veramente sempre tutto uguale? Passano invano i giorni e si varcano invano i secoli, come mari tutti uguali. Tutti uguali o persino l’uno, il successivo, peggiore del precedente? Abbiamo visto in quest’innocente anno che porta il numero più basso di tutti, il numero uno, cose che non avevamo ancora visto: il terrorismo tecnologico suicida generalizzato e la guerra che uccide un paese morto e scava buche profonde in un terreno pieno di grotte. Un popolo che combatte contro se stesso, tribù contro tribù, ambedue in nome della stessa fede musulmana. E non è tutto. Vi sono popoli che muoiono in silenzio, senza trasalimenti e convulsioni, quasi fosse scritto da sempre, decretata da un infausto destino. Ma i benestanti nostrani non vogliono che se ne parli. E’ bene non turbare la serena coscienza di un possesso che non sopporta di essere messo in discussione. Mettere in dubbio che questo sia il migliore dei mondi, con i migliori governanti, i migliori sistemi di mercato potrebbe determinare la crisi della borsa e di conseguenza del sistema economico. Ed avverrebbe proprio questo, con danno anche dei più poveri. Ma ciò non basta a giustificare, appunto, il sistema così com’è. Non si può considerare giusto e soddisfacente nel panorama generale dei popoli che nessuno può ignorare vivendo con gli occhi aperti sul villaggio globale. La giustizia, secondo quanti coltivano il culto della propria pace come bene indiscutibile, consiste nell’ avere, tenere stretto e possedere in proprio (il romano concetto di proprietà come ius utendi et abutendi) ciò che la vita e la fortuna hanno prodotto. Gli altri, quelli ai quali la vita e la sfortuna hanno donato soltanto miseria e guai, secondo la predetta giustizia, si tengano ciò che gli appartiene. Ma questa non è vera pace. Dall’antica profezia di Isaia alle esperienze dell’attuale situazione del mondo si è evidenziato che la pace per gli uni non c’è se non c’è anche per gli altri e se non c’è giustizia non ci sarà mai pace. Senza giustizia i regni della terra sono soltanto grandi ladrocini (magna latrocinia – S.Agostino).Chi potrebbe non essere d’accordo? Siamo a questo punto e in questo predominante concetto globalizzato di giustizia che il Papa inserisce un nome diverso, anomalo,persino urtante ce è il perdono. Perdono vuol dire anche condono, vuol dire anche pietà, compassione, fare pace, riconciliarsi. Dallo ius romano e dall’ideologia illuministica della assoluta libertà di mercato, quella che ha rovinato l’Argentina, con i suoi disperati e le vittime di questi giorni, si deve, per necessità storica passare alla riconsiderazione delle prospettive cristiane cariche di umanità. La pace armata e la giustizia cinica trascineranno tutti allo stesso modo nella confusione già vasta e devastante. Il primo gennaio si rifletterà sul messaggio di Giovanni Paolo II (nelle pagine interne) e si pregherà con fiducia sperando di vedere nel prossimo anno fiorenti germogli di pace e segni di riconciliazione.
“Non c’è pace senza giustizia Non c’è giustizia senza perdono”
GIORNATA MONDIALE DELLA PACE 1'GENNAIO 2002. MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II
AUTORE:
Elio Bromuri