Noi, i figli di Chernobyl

Vent'anni fa esplodeva il reattore nucleare della Bielorussia. Le conseguenze sull'ambiente e sulla popolazione sono pesanti ancora oggi. E i rischi inducono a considerare tuttora problematico il

‘È necessario finanziare la ricerca su forme di energia alternativa’. Il teologo don Karl Golser, esperto di tematiche ambientali e presidente dell’Istituto per la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato della diocesi di Bolzano-Bressanone, boccia l’ipotesi, avanzata nei mesi scorsi, di un ritorno al nucleare quale possibile soluzione ai problemi energetici che gravano sul nostro Paese. A vent’anni dalla tragedia di Chernobyl, Golser – che più volte è stato in Bielorussia – racconta come la gente abbia cercato di reimpostare la propria vita dopo l’incidente nucleare, che ha provocato migliaia di vittime e ha favorito l’insorgere di gravi forme tumorali come, ad esempio, la leucemia. E guarda al futuro: ‘È un dovere morale di ciascuno di noi la tutela della salute umana e il rispetto di quel creato che consegneremo alle generazioni future’. Era la mattina del 26 aprile 1986, quando nella centrale nucleare di Chernobyl esplodeva il reattore numero 4, provocando il più grande disastro industriale della storia. Come ha cambiato questa tragedia la vita in quella regione? ‘Più volte mi sono recato in questi anni in Bielorussia, Paese in cui questo disastro ha colpito un terzo della popolazione. Attualmente il governo locale cerca di smorzare i toni, affermando che si tratta di qualcosa che è ormai passato e che non ha lasciato conseguenze. Di fatto, però, ancora oggi ci sono interi paesi nel sud della Bielorussia che sono sgomberati e dove vi è tuttora il divieto di accesso. Bisogna tenere presente, inoltre, che il terreno continua a essere inquinato e su questo territorio la gente continua a vivere, non senza conseguenze per la salute e ripercussioni anche sui prodotti della terra. Per questo motivo, anche se il governo dice che non ci sono più residui nucleari nei cibi, la cosa non è poi così vera. Ci possono essere sì produzioni controllate, ma poi esiste sempre il mercato libero, dove i contadini cercano di piazzare la loro merce, che costa meno e che con molta probabilità è contaminata. Interessante è un’iniziativa che ho scoperto durante uno dei miei ultimi viaggi. L’amministratore della Facoltà teologica mi parlava di un accordo con l’Australia, che acquista dalla Bielorussia a prezzi molto bassi prodotti alimentari controllati che vengono poi distribuiti e utilizzati nelle case di riposo, e la Facoltà stessa ottiene una provvigione in questo progetto che la vede coinvolta. Questa è una delle iniziative che vengono avviate per aiutare l’economia dell’intero Paese, al pari dell’impegno che viene messo, ad esempio, nella promozione del turismo. Occorre infatti precisare che il disastro di Chernobyl ha causato immediatamente gravi danni nella regione meridionale della Bielorussia, che poi hanno avuto a medio e lungo termine ripercussioni pesanti sull’intero territorio’. E come è cambiata la nostra vita dopo Chernobyl? ‘Il disastro di Chernobyl ha segnato anche la nostra vita. Nel 1987, con un referendum, gli italiani dissero il loro no all’impiego dell’energia nucleare. Quello che preoccupa oggi è il riaccendersi della discussione attorno a questo tipo di energia. Da un lato ci sono i problemi legati all’energia fossile, e dall’altro la carenza di energia sul territorio, tanto che l’Italia è costretta a importare energia dall’estero. Ecco che si è tornati a parlare di nucleare. Centrali nucleari sono attive in Francia, Svizzera, Slovenia. A queste realtà i promotori del nucleare in Italia guardano con interesse, ma bisogna tenere ben presente che non è mai data assoluta sicurezza su questo sistema energetico. Anche se la cosa passa spesso nel silenzio, piccoli incidenti avvengono ancora oggi. Esiste, inoltre, il problema concreto dello smaltimento delle scorie. Occorre valutare, in questo caso che noi abbiamo delle responsabilità verso le generazioni future. Sappiamo che, anche se vengono interrate, le scorie rimangono attive anche per migliaia di anni. Allora bisogna chiedersi: che mondo consegniamo noi alle generazioni future?’. Quali sono gli aspetti etico morali da tenere presente parlando di energia nucleare? ‘Occorre tenere ben chiara davanti a sé la tutela della salute della popolazione e delle generazioni future. È necessario, inoltre, considerare il sistema di finanziamento degli studi relativi alle varie fonti energetiche. A fronte di un petrolio il cui prezzo al barile continua a salire, e le cui riserve vanno lentamente diminuendo, bisogna constatare come la ricerca su altre forme di energia alternativa, come ad esempio l’idrogeno, non è sovvenzionata a sufficienza’.

AUTORE: Irene Argentiero