“Un ponte sul Mediterraneo per restituire alla nostra terra l’esperienza che abbiamo imparato e acquisito qui in Italia”. È quello che vuole costruire l’associazione “Diamante – Nocera e Africa insieme”, nata da un’idea di Carlo Morini, imprenditore agricolo, e Lamine Kidiera, 26enne senegalese arrivato in Italia qualche anno fa come richiedente asilo, e che ora sta mettendo la sua esperienza a disposizione dei suoi amici, che spesso arrivano come rifugiati politici scappando dalla guerra.
Lamine, un esempio di integrazione
Lamine è arrivato in Italia tre anni fa, a Reggio Calabria, dove è rimasto una settimana. Poi è stato portato a Perugia per una notte, da lì cinque mesi in un ostello di Bevagna; e da marzo 2016 a Nocera Umbra. “Non è stato facile – racconta –, il primo problema era riuscire a integrarsi”. Ma Lamine ha capito la strada, che consiglia anche a chi si trova nella sua stessa situazione: “Prima di tutto bisogna studiare la lingua, poi imparare un mestiere. Solo così potrai entrare in contatto con le persone, attraverso la comunicazione”.
Lamine infatti, con la sua grande determinazione, nel 2017 ha conseguito la licenza media. Poi, attraverso Garanzia giovani, ha imparato il mestiere del pizzaiolo. Da lì l’incontro con Carlo Morini, la collaborazione con la sua azienda agricola e l’idea del “ponte sul Mediterraneo”. Ma intanto Lamine lavora con gli altri ragazzi rifugiati, ai quali insegna a stare lontano dal tunnel del crimine, che spesso può attirare per i facili guadagni. “Non conoscevo la situazione in cui questi ragazzi vivono – dice Morini – e per me è stato importante mettermi a disposizione della costruzione di una società più civile”.
A Nocera non è comunque l’unico di caso di buona pratica sul tema dell’integrazione. C’è anche Gerry, uno dei richiedenti asilo che, grazie alla convenzione stipulata dalla prefettura con i Comuni, lavora quotidianamente per i lavoretti di manutenzione da effettuare sul territorio.
Alessandro Orfei