Nobel ad attivista iraniana. Assente perché in carcere

A distanza di una settimana, spero sia ancora nei nostri occhi e nella nostra anima la sedia vuota destinata al Nobel per la pace Narges Mohammadi [attivista iraniana per i diritti umani, in carcere dal 2016, ndr ]. Il silenzio di quella sedia urla la verità della condizione delle donne, innanzitutto in Iran, ma anche in tante altre parti del mondo.

Quella sedia non racconta solo della ribellione all’obbligo di indossare l’ hijab il “velo” –, perché è la sedia dell’assenza di libertà di ogni donna, della sua dignità calpestata, dei suoi diritti non riconosciuti. E se il regime teocratico di Teheran sbatte quelle violazioni in faccia alla coscienza del mondo, ci sono altri obblighi, divieti, negazioni che in modo strisciante si insinuano nella mente di tanti uomini.

“Pari opportunità” sembra diventato più il titolo stanco di un ministero e di qualche assessorato che l’obiettivo da raggiungere con norme, dispositivi e percorsi culturali. Se è vero che quella sedia vuota pretende una risposta ad abusi, molestie e violenze, chiede anche un cambio radicale della mentalità che produce tan

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