La sfida – scrive il quotidiano cattolico La Croix – era quella di “trovare il tono giusto” per esprimere la propria convinzione circa i fondamenti antropologici che secondo la visione cattolica reggono la società, senza però cadere nel rischio di fomentare una “omofobia in aumento”. Nasce così il documento che il Consiglio “famiglia e società” della Conferenza episcopale francese ha pubblicato il 27 settembre. In 10 pagine la Chiesa di Francia spiega e prende ufficialmente posizione sul dibattito in corso nel Paese circa l’apertura del matrimonio e dell’adozione alle coppie omosessuali annunciata dal Governo. Si tratta di una Nota intitolata Allargare il matrimonio alle persone dello stesso sesso: apriamo il dibattito! La Nota – si legge nella presentazione che ne fa il portavoce dei vescovi francesi, mons. Bernad Podvin – è frutto di una “convergenza di competenze pluridisciplinari”, propone al Paese “una analisi” perché, nello spirito del Concilio Vaticano II, la Chiesa aspira a partecipare in modo “costruttivo alle questione vitali della società”. Il testo è stato oggetto di un approfondito confronto prima di essere reso pubblico con l’approvazione del presidente della Conferenza episcopale, card. André Vingt-Trois. È innanzitutto un invito ad aprire un dibattito prima che la questione diventi legge: “L’apertura del matrimonio alle persone dello stesso sesso e la possibilità per loro di accedere alla adozione è una questione seria. Una tale decisione – si legge nel documento – avrebbe conseguenze importanti sui bambini, l’equilibrio delle famiglie e la coesione sociale. Sarebbe riduttivo giustificare la modifica del diritto che regge il matrimonio e la famiglia prendendo in considerazione il solo aspetto della non-discriminazione e del principio di uguaglianza. La società – prosegue il testo – si trova di fronte ad una situazione nuova e inedita. L’omosessualità è sempre esistita, ma fino a qualche tempo fa non c’erano rivendicazioni da parte delle persone omosessuali circa la possibilità di dare un quadro giuridico ad una relazione destinata a iscriversi nel tempo, né di vedersi investire di una autorità genitoriale. Spetta al potere politico accogliere la richiesta e darvi la risposta più adeguata. Ma questa risposta è il risultato di una scelta politica” e in quanto tale – affermano i Vescovi – richiede un “serio dibattito democratico” così da far emergere “la miglior risposta nell’interesse di tutti”.
Parte della nota dei Vescovi francesi è riservata al rifiuto dell’omofobia e al rispetto delle persone omosessuali. Discriminazioni e angherie nei loro confronti – scrivono – “non sono oggi più tollerabili” e il Diritto giustamente condanna ogni forma di discriminazione e incitazione all’odio soprattutto in ragione dell’orientamento sessuale. Purtroppo però “bisogna ammettere – proseguono i presuli francesi – che l’omofobia non è ancora scomparsa nella nostra società” perché “i pregiudizi sono duri da superare e le mentalità cambiano lentamente”. La Nota francese si spinge ancora oltre, fino ad affermare che “la diversità delle pratiche omosessuali non deve impedire dal prendere sul serio le aspirazioni di coloro che auspicano di impegnarsi in un legame stabile”. Insomma, la Chiesa comprende “il desiderio di un impegno alla fedeltà di un affetto, l’attaccamento sincero, la cura dell’altro, una solidarietà che supera la riduzione della relazione omosessuale ad una semplice relazione erotica”, ma “questa comprensione non permette di ignorare le differenze”. I Vescovi ritengono in sostanza che l’alterità uomo/donna, la ricchezza che essa rappresenta per la società e il bene dei bambini, l’origine della vita nella procreazione naturale “non possono passare sotto silenzio”. La Nota ribadisce dunque l’impegno della Chiesa nei confronti delle persone omosessuali, e che essa “continuerà a dare il suo contributo alla lotta contro ogni forma di omofobia e di discriminazione”. Tuttavia – afferma – pretendere di regolare questi problemi ignorando le differenze fra le persone, “appare una scelta ideologica pericolosa”. Il principale compito del potere politico – sottolineano i Vescovi – è difendere non solo i diritti e le libertà individuali, ma anche e soprattutto il bene comune e “il bene comune non è la somma degli interessi individuali”, bensì il bene dell’intera comunità. E conclude: “Una evoluzione del diritto di famiglia è sempre possibile. Ma piuttosto che cedere alle pressioni dei vari gruppi, la Francia si farebbe onore se instaurasse un vero e proprio dibattito sulla società e cercasse una soluzione originale che renda giustizia al riconoscimento delle persone omosessuali senza minare le fondamenta antropologiche della società”.