Neutralità impossibile

PROGETTO CULTURALE

Per il cardinale Ruini, “tocca il nucleo vero e proprio del progetto culturale della Chiesa italiana, ovvero l’incontro tra la cultura del nostro tempo e la fede cristiana”.

Per il cardinale Bagnasco è “un’iniziativa che arricchirà tutti, immettendo input nuovi nei circuiti del pensare colto non solo italiano”.

Per lo storico Andrea Riccardi si tratta di un evento “possibile oggi perché le religioni si sono mostrate protagoniste della storia”. Per Gianni Alemanno, sindaco della città di Roma che ospita l’appuntamento, “una provocazione positiva per tutti”.

Un titolo azzeccato

Parliamo dell’evento internazionale “Dio oggi. Con lui o senza di lui cambia tutto”, in corso dal 10 al 12 dicembre ad opera della Cei, che sembra aver colto nel segno: la questione di Dio è fortemente viva anche nella società che gli studiosi amano definire complessa, liquida, postmoderna.

A suo modo, lo indica proprio la particolare convocazione di quest’ultimo scorcio del 2009: 1.500 partecipanti, insieme alla platea sconfinata di internet, 50 relatori dall’Europa e dall’America, una quindicina di eventi in poco meno di quarantott’ore.

La cupola di San Pietro è lì a pochi passi, non a fare da scenario apocalittico, come è in voga in certi film e romanzi, ma nelle vesti di testimone di quell’impasto bimillenario di fede in Gesù, storia e bellezza che è organo vitale nella nostra anatomia. Il primo segnale che proviene dal convegno riguarda proprio la contraddizione evidente tra un certo ambiente culturale che pare snobbare la fede in Dio e il persistente, radicato riferimento a Lui che innerva il vissuto delle persone, le loro domande e speranze.

Non si tratta di celebrare rivincite o ridisegnare i confini, ma di evitare da una parte la chiusura nel vicolo di una sterile autoreferenzialità, e dall’altra l’arroccamento sulle rive del grande fiume della storia.

Confronto aperto

“La cultura è come l’aria che si respira” ricordava in questi giorni il cardinale Ruini, per proseguire ammonendo che davanti a Dio non è possibile alcuna neutralità. Per questo, all’Auditorium romano di via della Conciliazione il confronto è aperto e le voci sono diverse.

Ma al fondo sta la convinzione che l’Occidente ha un debito verso se stesso e verso il mondo: chiarire le ragioni della propria fede in Dio, per poter rendere più agevole e fecondo il dialogo con le altre grandi culture. La questione dunque non è solo intellettuale, ma globale.

Riguarda tutto l’uomo e tutti gli uomini, il senso e la direzione della loro esistenza. Chiama in causa la libertà, la sensibilità, il senso della giustizia. Affrontare la questione di Dio significa imbarcarsi nelle cose essenziali: la vita, la morte, il tempo, gli altri…

Il Padre di Gesù, infatti, è fondamento di un grande umanesimo.

Dalla notte di Betlemme, la vita umana è diventata anche la Sua storia. L’evento del Progetto culturale vuole ricordarlo con tutti i registri a disposizione – musica, arte, poesia, tv, cinema, scienza, letteratura – mettendo al bando i discorsi solenni e noiosi.

D’altra parte, ricorda lo psichiatra tedesco Manfred Lutz, “da europei, come si fa a parlare davvero di Dio senza l’allegra serietà della musica di Mozart nelle orecchie?”. Possono due giornate di incontri riaprire sentieri interrotti e scavalcare anacronistiche barriere? È una scommessa, quella lanciata dal Progetto culturale, che cerca imitatori e sviluppi nei più diversi territori.

Coincidenza significativa

L’obiettivo di vincere un certo pudore nel riconoscere cittadinanza a Dio nella vita quotidiana e nella sfera pubblica, è in parte stato raggiunto. Ma la questione più importante della vita non si lascia imprigionare in un solo momento. Ha forse ragione chi ha notato la coincidenza fra l’evento su Dio e l’uscita del rapporto-proposta La sfida educativa, opera dello stesso comitato della Cei. Non è difficile scorgere un legame tra i due. Anche l’educazione, se è veramente tale, ha a che fare con le cose essenziali e con la pazienza dei tempi lunghi.

Nel cammino di formazione della persona, non possono mancare le due domande che tengono in piedi infinitamente più di un convegno: Dio esiste? E, se esiste, si interessa di me?

Ernesto Diaco