Aumentare i “momenti di preghiera per la pace” è l’invito del vescovo di Assisi mons. Domenico Sorrentino nella lettera mensile che la Commissione diocesana “Spirito di Assisi” invia in vista dell’appuntamento di preghiera per la pace, che si ripete il 27 di ogni mese per continuare la preghiera delle religioni per la pace inaugurata da san Giovanni Paolo II il 27 ottobre 1986 ad Assisi.
Preghiera per la pace nei Paesi in guerra
Mons. Sorrentino invita a ritrovarsi “ancora soprattutto il 27 prossimo a invocare la pace per i nostri fratelli e le nostre sorelle di Ucraina, Myanmar, Haiti, Etiopia, Congo e di ogni altro angolo del mondo in cui la guerra porta il suo carico di paura, dolore, distruzione e morte. Desideriamo far salire più forte a Dio il grido delle vittime, pregando ancora per la conversione del cuore dei violenti e per aprirci tutti al dono della pace”.
“In questo tempo tragicamente inquieto e minaccioso per tanta parte della famiglia umana, siamo chiamati – sottolinea Sorrentino – a intensificare la nostra preghiera. Ce lo chiede Dio, ce lo chiedono le vittime, ce lo chiede l’umanità intera. Non possiamo permettere che resti sepolta dalle macerie dei bombardamenti cui assistiamo in questi giorni in Ucraina la fraternità che sempre deve guidare i nostri pensieri e i nostri comportamenti”.
“La preghiera va intensificata- scrive Sorrentino – perché è attraverso l’intima unione con Dio che rinnoviamo quel vincolo di fratellanza profondo e autentico. ‘Dio è solo Dio della pace, non è Dio della guerra, – ci ha ricordato recentemente Papa Francesco – e chi appoggia la violenza ne profana il nome’. È lo spirito di Assisi, è il senso che abbiamo inteso dare all’iniziativa di questa preghiera mensile da rivolgere al cielo qualunque sia la nostra appartenenza religiosa”.
La preghiera nello “spirito di Assisi”, strumento potente per chiedere pace
“La preghiera – ha detto il vescovo Sorrentino nell’intervista pubblicata nel numero de La Voce di questa settimana (leggilo nell’edizione digitale) – è il più potente strumento che abbiamo per chiedere, come figli, la misericordia e il perdono del Padre. Non è un atto magico, è innanzi tutto un riconoscimento della nostra realtà di creature di fronte al Creatore, e dunque anche riconoscimento della nostra universale fraternità che si apre all’azione di Dio”.
Alla base di una pace duratura e mondiale per mons. Sorrentino ci deve essere anche un cambiamento economico radicale. Quello che il Papa ha chiesto con l’iniziativa Economy of Francesco, che si sta sviluppando – per ora ancora solo in streaming – con la partecipazione di migliaia di giovani in tutte le parti del mondo.
La guerra è anche questione di economia
“Siamo abituati a pensare all’economia soprattutto guardando alle sue dinamiche, e tante volte guardando soprattutto al denaro, al profitto, al benessere. Ma l’economia, nel suo senso profondo, è la cura della casa, l’oikos, da cui il termine economia”.
“La casa di noi tutti – spiega -, singoli, famiglie, nazioni, fino alla casa comune del mondo, come l’ha chiamata Papa Francesco nella Laudato si’. Quando si fa la guerra – conclude Sorrentino -, si fa una grande negazione della stessa economia. Poi magari ci sarà qualcuno che ci guadagna e altri che ci perdono sul piano economico. Ma in un mondo che costruisce e usa armi, producendo macerie materiali e umane, uccidendo civili inermi e bambini, in realtà perdiamo tutti! È tempo di costruire un mondo più fraterno anche attraverso una economia della fraternità e della pace”.