In occasione della commemorazione del venerabile Giunio Tinarelli, nel 65esimo anniversario della morte avvenuta il 14 gennaio 1956, si terrà la solenne celebrazione presieduta dal vescovo Giuseppe Piemontese domenica 17 gennaio alle ore 17.30 nella cattedrale di Terni, animata dai volontari dell’Unitalsi di Terni e dal Centro volontari della sofferenza. La celebrazione sarà nel rispetto del distanziamento e delle disposizioni anti Covid19.
Esempio immenso nella vocazione
Giunio Tinarelli, che morì ad appena 44 anni di cui venti trascorsi nell’immobilità, è stato un esempio immenso di vocazione alla sofferenza, con una fede incrollabile, testimoniata con forza nel dolore. Una vocazione che ha segnato la vita del giovane operaio delle Acciaierie, che ha vissuto con intensità la sua missione nel lavoro, la fatica di ogni giorno nello spirito di accettazione della volontà di Dio. Sempre presente tra i suoi coetanei e nella vita dell’oratorio, fin quando la poliartrite anchilosante e spondilite non gli consentirono più alcun movimento, ma non impedirono al giovane Giunio di essere “operaio” nel campo dell’apostolato.
Nel 1948 fondò a Terni la sottosezione dell’Unitalsi, partecipando ogni anno ai pellegrinaggi a Loreto, Lourdes con il treno dei malati. Comunicò sempre questa sua grande fede agli altri anche nella sofferenza attraverso mani, penna, carta e leggio, i suoi nuovi ferri del mestiere, conversando con gli amici e con la gente che lo andava a visitare per consolarlo. Dal suo letto Giunio ha sconfitto tante illusioni che rendono triste e amara la vita degli uomini, ricordando che la felicità non sta nell’amare se stessi o nella salute o nella tranquillità, ma che la felicità e la pace stanno nell’amare gli altri.
Giunio Tinarelli ha lasciato a tutti l’esempio per trasformare una devastante malattia in occasione di redenzione e di riscatto; per trasformare un letto di dolore in una cattedra dalla quale si insegna una verità profonda e scomoda, specie ai nostri giorni: il dolore umilia la persona umana solo se vissuto nella disperazione, mentre si trasforma in occasione di forte testimonianza di fede e di coraggio, se affrontato per amore di Dio e dei fratelli.
Giunio Tinarelli
Nasce a Terni il 27 maggio del 1912. Precocemente inserito nel mondo del lavoro a causa delle non brillanti condizioni economiche della famiglia, Giunio a 12 anni inizia a lavorare presso una tipografia. Più tardi fu assunto negli stabilimenti delle Acciaierie di Terni. Nel 1937 fu costretto ad abbandonare il lavoro. Erano i prodromi di quella terribile malattia che inchioderà Giunio per 18 anni nel letto: la poliartrite anchilosante e deformante. La malattia ha un andamento progressivo e, nel 1940, anche le braccia perdono la loro funzione costringendo Giunio all’immobilità assoluta. La vicinanza di mons. Giuseppe Lombardi, fondatore dell’Oratorio di San Gabriele di cui Giunio fu socio attivissimo e animatore, riuscì a lenire l’enorme sofferenza. Con l’aiuto di Dio e con il fermo proposito di valorizzare al massimo questa sua dolorosa condizione esistenziale, Giunio Tinarelli inizia la sua attività di “apostolo dei malati”.
Nel 1948 ridà vita alla Sottosezione Unitalsi di Terni e organizza un pellegrinaggio a Loreto, quindi a Lourdes. Nonostante la terribile malattia, Giunio si impegna fortemente nella vita cristiana e diventa un punto di riferimento per la città, proprio per la sua capacità di consolare gli altri e sostenere le sofferenze del prossimo con la parola, il sorriso, la fede. Nel marzo 1953 viene nominato responsabile per il settore maschile dei Silenziosi Operai della Croce e nel settembre dello stesso anno, per la prima volta chiede, per “obbedienza”, la grazia della guarigione nella nascente casa per gli Esercizi Spirituali dei SOdC “Cuore Immacolato di Maria” di Re, vicino a Verbania.
Ma le condizioni fisiche, pian piano iniziano a scadere sempre di più, costringendo Giunio a ridurre drasticamente il suo impegno apostolico con i sofferenti. Il 14 gennaio 1956, Giunio muore a 44 anni, dopo 18 anni di immobilità e di sofferenze inaudite che, tuttavia, non hanno impedito alle opere di Dio di compiersi in terra.