In questi giorni, in cui tutte le parrocchie si preparano a festeggiare il Natale, mi sono venute alla mente queste parole del grande teologo tedesco Romano Guardini: “L’uomo vive nella successione del tempo. Il tempo reca da se stesso le sue immagini: i ritmi delle stagioni, dei mesi e dei giorni, con la loro alternanza di luce e di oscurità. Tutto ciò, nella vita dell’uomo moderno, è sempre più svuotato di significato.
Quale difficoltà, perciò, a comprendere che una festa è legata al tempo, stabilisce un rapporto dell’Eterno con un giorno strettamente determinato e insostituibile nel grande ordinamento del tempo, che è l’anno liturgico!”.
Come esprimere, allora, stagioni e feste della liturgia nella Chiesa, come spazio, luogo, edificio?
Al di là dei luoghi in cui collocare un addobbo floreale, l’attenzione principale deve essere sempre e comunque alla liturgia. E per il tempo di Avvento l’ Ordinamento generale del Messale romano (n. 305) chiarisce bene che è consentito ornare di fiori la chiesa in modo sobrio, per non “anticipare la gioia piena della Natività del Signore”.
Quali sono i veri colori natalizi
Per quanto riguarda, invece, il tempo di Natale, desidero ricordare che in chiesa il colore liturgico è il bianco/oro e non il rosso, che possiamo lasciare per gli addobbi in famiglia o nei negozi, e vorrei dare qualche suggerimento alternativo all’uso di riempire il presbiterio di piante di stelle di Natale.
Capisco che costano poco e ‘riempiono’ molto, ma almeno scegliamo quelle bianche o gialle, tenendo anche presente che, in quanto piante, non possono essere collocate né sotto, né tantomeno sopra l’altare, poiché in relazione a esso può esserci solo ciò che si consuma, come le candele.
La stella di Natale
La stella di Natale non ha alcun valore simbolico; furono gli spagnoli che nel 1520, in Messico, la videro per la prima volta come dono rituale per l’imperatore Montezuma, e solo nel 1825 l’ambasciatore degli Stati Uniti nel Messico, Robert Poinsett, colpito dalla particolarità delle sue foglie che in inverno si coloravano di rosso, la portò a casa e così, in suo onore, venne chiamata Poinsettia pulcherrima . Dai primi del ‘900 in America si cominciò a regalarla a Natale, e tale usanza si estese, poi, anche in Europa.
Il vischio
Ben diversa è la tradizione legata al vischio, che da sempre si usa appendere sopra le porte delle case. Pianta semiparassita e sempreverde, con foglie carnose e bacche sferiche che variano dal bianco perlaceo al giallo dorato, era considerata dai Celti una pianticella misteriosa, donata dagli dèi, poiché non aveva radici, e nasceva là dove era caduto un fulmine: simbolo di una discesa della divinità e dunque di immortalità.
La natura solare del vischio, la sua nascita dal Cielo e il suo legame con i solstizi non potevano non ispirare ai cristiani il simbolo di Cristo, luce del mondo, nato in modo misterioso. Prima di questa elaborazione simbolica la Chiesa non aveva voluto ammetterlo fra i suoi ornamenti, perché legato alla tradizione pagana, ma poi fu accettato anche nelle chiese.
L’agrifoglio
Gli antichi romani, invece, portavano ramoscelli di agrifoglio durante i Saturnali, nei giorni che precedevano il solstizio invernale, perché li consideravano dei talismani: le sue foglie coriacee e accartocciate, sempreverdi e lucidissime, evocano immagini di durata, di sopravvivenza, di prosperità, mentre i frutti globosi color rosso vivo, che maturano in autunno e durano tutto l’inverno, sembrano celebrare la rinascita del sole al solstizio e augurare un anno felice.
Era considerato, in età cristiana, un simbolo della Passione, pensando che con esso fosse intrecciata la corona di spine e legato alla Natività, dove già allude al momento finale dell’esistenza di Gesù. Per questo lo si può vedere rappresentato in alcuni dipinti dell’infanzia di Cristo.
Il pungitopo
C’è poi il pungitopo, piccolo arbusto sempreverde, che per la durezza delle false foglie spinose e delle bacche rosse che maturano in autunno e restano tutto l’inverno, ha lo stesso simbolismo dell’agrifoglio. Utilizziamo, dunque, senza timore vischio, agrifoglio e pungitopo per le nostre composizioni in chiesa, facendo riscoprire ai fedeli il significato cristiano che possiedono queste piante – e non dimentichiamoci di usare i rami diabete , sempreverde che già dall’anno Mille era in uso per celebrare il Natale, poiché richiama l’albero della vita nel Paradiso terrestre.
Micaela Soranzo