Si racconta che Giovanni Paolo II, conversando con i fondatori di un movimento cattolico in udienza particolare, fosse stato più volte corretto dai suoi interlocutori perché continuava a dire “il movimento, il vostro movimento”… I fondatori non erano contenti, preferivano che lo chiamasse con il suo vero nome di “cammino”. Alla fine il Papa, alquanto spazientito, sbotta e dice: “Ma se non è movimento, che cammino è?”.
Questo aneddoto per dire scherzosamente come i movimenti, i gruppi ecclesiali di qualsiasi genere e origine (non parliamo degli Ordini religiosi e congregazioni), siano molto gelosi della propria identità; e giustamente, perché rappresenta il carisma che li caratterizza, li aggrega e li distingue. Domenica di Pentecoste vi è stato un incontro mondiale in piazza San Pietro. Erano presenti 200 mila persone che rappresentavano ufficialmente 150 diversi gruppi ecclesiali cattolici. Numeri che nel mondo sono da moltiplicare per milioni.
Papa Francesco ha parlato rispondendo a domande personali e dichiarando che i movimenti sono frutto dello Spirito e una ricchezza della Chiesa. Ha insistito però soprattutto sull’unità e la comunione, evitando percorsi paralleli e chiusure autoreferenziali (vedi articolo). Per fare ciò è necessaria l’apertura dei cristiani al mondo circostante, spingendosi fino alle “periferie”, quelle geografiche e quelle culturali e morali, senza paura né vergogna. Giungere lontano, anche dove non sembra agevole fisicamente, oggi è possibile attraverso i mezzi della comunicazione sociale.
Abbiamo celebrato la domenica dell’Ascensione, una giornata speciale in cui si è pregato per questi benedetti e meravigliosi strumenti della comunicazione sociale che sono antichi e gloriosi come la stampa e nuovi, artificiosi, e per molti misteriosi, strumenti digitali. Ciò che sembra importante dire è che oggi questi strumenti sono imprescindibili per la diffusione del Vangelo e la testimonianza cristiana. La vocazione missionaria che un tempo spingeva i giovani ad avventurarsi in terre lontane, con gravi pericoli per la propria sopravvivenza – e in percentuale minore, accade anche oggi -, nel tempo attuale e con i nuovi mezzi è possibile realizzarla anche stando seduti in camera davanti al proprio pc. So che questo è solo un uso parziale del mezzo digitale, mentre – come insegna Antonio Spadaro, direttore di Civiltà cattolica – è uno strumento che riesce a mettere in rete le persone in vari modi e con varie modalità di connessione. Ma, anche da questo punto di vista, si può realizzare una comunicazione e una comunione che rispondono all’esigenza dei cristiani di essere “un cuor solo e un’anima sola… perché il mondo creda”.
I movimenti ecclesiali e i cristiani senza aggregazione particolare sono comunque “in rete” per la comunione dei santi e i doni dello Spirito. Da un punto di vista di evangelizzazione vecchia e nuova, si dovrebbe stare nella Rete digitale e usarla per un interscambio di notizie, esperienze, progetti, sentimenti, confessioni di lode e richiesta di aiuto. Tutto questo è necessario per fare della Chiesa un corpo organico vitale in cui circolano il sangue della vita che non muore, e anche le informazioni – pur effimere e provvisorie – che servono per il quotidiano vivere di noi ospiti e pellegrini in questo mondo. Persone e movimenti, gruppi ecclesiali e associazioni si sono moltiplicate nel periodo post-conciliare e rischiano la frantumazione e una sempre maggiore parcellizzazione (qualcuno ha parlato di “coriandoli”): devono riscoprire o tendere fili di raccordo anche visibile che tengono legati, o meglio connessi, in rete, i cristiani che vogliono essere, sentirsi e presentarsi al mondo come membra del Corpo di Cristo.
Un caro collega, direttore di un settimanale del Nord, don Giorgio, ha scritto: “Non dobbiamo scoprire l’uovo di Colombo… Si riflette, si lanciano belle idee, ma fra le tante parole nessuno si accorge che mezzi molto efficaci di evangelizzazione esistono già, entrano nelle case e raggiungono molti giovani. Dove sono? E’ questo nostro giornale che stai leggendo, è la radio diocesana, sono i nostri siti internet e i social network che tanto appassionano i giovani. Non ve ne siete ancora accorti?” Ecco, movimenti nella Chiesa e Chiesa in movimento, all’interno e all’esterno di se stessa per una speranza viva e una efficace testimonianza cristiana, semplice ed unitaria, senza ulteriori aggettivi, di fronte al mondo.