Monti: ai posteri l’ardua sentenza

Siamo dunque in campagna elettorale. Come si giocherà la partita, e chi la giocherà? A prima vista sembrerebbe un duello tra Bersani e Berlusconi, quasi una riedizione di quelli tra Berlusconi e Prodi, forse di nuovo con la spettacolare rimonta del Cavaliere come quella del 2006. Ma è probabile che il vero protagonista sia un altro, e cioè Monti. Non sarà candidato (non può e non ne ha bisogno, come senatore a vita), ma potrebbe dare il suo nome e il suo impegno a una o più liste che si presentino dichiarando che faranno di lui il prossimo Capo del Governo (l’ipotesi “Monti bis”). Anche se non lo facesse, tuttavia, i partiti si divideranno in due grandi gruppi: quelli che si faranno propaganda dicendo di Monti tutto il male possibile e promettendo di fare tutto diverso; e quelli che se la faranno rivendicando il merito di averlo sostenuto, e promettendo di continuare la sua linea. Chi dei due avrà vita più facile? Monti, soprattutto all’inizio, aveva raccolto una grande fiducia, se non altro perché incarnava un modo di fare politica che era l’esatto contrario di tutto quello che gli italiani non sopportavano più. Però ha inflitto al Paese una cura da cavallo, e tutti ne hanno sentito il peso; per di più l’economia è in crisi, le fabbriche chiudono, le aziende falliscono, la gente comune s’indebita e alla fine ci si chiede a che siano serviti tanti sacrifici. Però (dico la mia) non si possono confondere le cause con gli effetti. La crisi non l’ha provocata Monti, il debito neppure; ha fatto la parte del padre di famiglia che dice ai figli: “Ragazzi, mi dispiace, non c’è più un soldo, se vogliamo salvare qualcosa dobbiamo rinunciare a tantissimo altro”. C’è chi replica: ma il primo obiettivo doveva essere la crescita, non il risparmio. Ben detto, ma la crescita richiede investimenti, e non si possono fare se non ci sono più i soldi e neppure il credito. Forse qualcun altro poteva fare meglio di Monti, ma tutti quelli che ci sono in giro avrebbero fatto solo peggio.

AUTORE: Pier Giorgio Lignani