CChi conosce un po’ la spiritualità francescana sicuramente ha sentito parlare dell’eremo di Montecasale, in provincia di Arezzo. Per giungere a questo luogo caro a Francesco e ai suoi seguaci, tra cui Antonio da Padova e Bonaventura di Bagnoregio, percorrendo la statale Tiberina si oltrepassa per pochissimi chilometri l’Umbria, a nord di Sangiustino e, giunti a Sansepolcro, si sale l’Appennino fino alla zona posta sul confine tra la Toscana, le Marche e l’Umbria. Montecasale si presenta come un luogo solitario; il gran manto dei boschi è interrotto solo dal grigio dell’antica costruzione custodita dai frati cappuccini. Fin dall’epoca romana una strada scavalcava questi monti e scendeva nelle Marche per il passo delle Vacche, toponimo legato evidentemente alla transumanza. Prima di diventare luogo prediletto dal Santo di Assisi, a Montecasale ci fu un castello fortificato ed un eremo-ospizio dei monaci camaldolesi che, nel 1212, lo cedettero proprio al Poverello. San Francesco ne fece ben presto uno dei luoghi da lui amati per l’orrida bellezza delle caverne di pietra nascoste tra i boschi di lecci e di querce; l’aspra natura del luogo creava per lui una solitudine che più facilmente lo elevava a Dio. Varie volte salì all’eremo, che conobbe ancora prima della Verna. Un aneddoto tra i tanti che lì accaddero merita di essere raccontato: quello dei cavoli piantati all’insù. Si racconta che una volta due giovani vennero al beato Francesco pregandolo di essere accolti nell’Ordine. Volendo provare se fossero veramente ubbidienti e preparati a rinnegare la propria volontà, il Santo li condusse nell’orto dell’eremo e disse: “Venite, piantiamo dei cavoli; e come vedete fare a me, così a quel modo piantate anche voi”. Mentre Francesco, piantando, poneva le radici all’insù verso il cielo, e le foglie sotto terra, e uno di loro fece come il beato Francesco, l’altro non lo imitò, ma disse: “Non così, padre, si piantano i cavoli, ma all’incontrario”. E il beato Francesco gli rispose: “Figliolo, voglio che tu faccia come me”. Ma non volendolo egli fare, perché gli sembrava sbagliato, a lui disse Francesco: “Fratello, vedo che sei un gran maestro, vai per la tua via, perché non sei adatto per il mio Ordine”. E accettato il primo giovane, respinse il secondo. Come tanti secoli fa, anche oggi chi visita Montecasale può fare la stessa esperienza di Francesco: approfittare di questo luogo solitario per abbandonarsi a lunghe e insistenti preghiere; di più, può immergersi nello splendido scenario appenninico in cui si trova l’eremo: da lì – ad esempio -partono alcuni sentieri percorribili sia a piedi che in mountain bike. La fraternità dei frati cappuccini offre l’opportunità di partecipare a corsi di esercizi spirituali e ritiri personalizzati, momenti di verifica vocazionale, celebrazione penitenziale ed eucaristica e momenti di serena fraternità. Per l’accoglienza dei gruppi i cappuccini gestiscono anche la casa “beato Ranieri” che viene concessa in totale autogestione. Info utiliEremo di Montecasale: tel. 0575.742648 web space: web.tiscali.it/eremomontecasaleVita conventuale, orario invernale Feriale: ore 6.20 Ufficio delle letture, ore 7 lodi, ore 7.15 messa, ore 12 ora media (sesta), ore 15.30 rosario, ore 18.30 vespri con meditazione e Compieta. Festivo: ore 7 lodi e ora media (terza), ore 11 messa, ore 16 messa. I frati sono disponibili dalle ore 9.30 alle ore 12 e dalle ore 15.30 alle ore 18 per accogliere e guidare i visitatori nel santuario. Per informazioni sui sentieri www.valtibike.it
Montecasale, l’eremo che fu tanto caro a San Francesco
AUTORE:
Francesco Mariucci