La diocesi eugubina ha ricordato l’anniversario della morte del vescovo Beniamino Ubaldi (14 gennaio 1965), che l’ha guidata per quasi trentatré anni (era stato nominato nel 1932), attraversando uno dei periodi più delicati della sua millenaria storia. Era stato vicario della diocesi di Perugia, (come mons. Mario Ceccobelli), legando subito con quello che era divenuto il suo popolo. L’anniversario è stato solennizzato con una celebrazione nella chiesa di San Giovanni presieduta dal vescovo emerito mons. Pietro Bottaccioli che, all’omelia, ha ricordato anche il quarantesimo anniversario della conclusione del Concilio ecumenico Vaticano II.
“Mi pare significativo ed edificante – ha sottolineato mons. Bottaccioli, che di mons. Ubaldi è stato per anni stretto collaboratore – in questa circostanza in cui ricordiamo l’anniversario della morte dell’amato vescovo Beniamino Ubaldi, parlare di come egli abbia vissuto il Concilio. La sua partecipazione piena è, insieme, motivo di onore e di impegno per questa nostra Chiesa eugubina”. Il 10 gennaio 1963, nella lettera pastorale straordinaria, così scriveva: “Per grazia di Dio, nonostante la mia età, ho potuto assistere, senza muovermi dal mio seggio, a tutte le ventisei congregazioni generali che duravano, tutto compreso, tre ore e mezzo. Ma vi assicuro che il clima era talmente sovrumano che noi ci si sentiva presi da qualche cosa che non si riesce ad esprimere”.
Le sue giornate romane, ricorda mons. Bottaccioli che svolgeva il doppio incarico di autista, con una 500, e di segretario, erano intense, ritmate dalla preghiera e dalla partecipazione attiva alle sedute conciliari. “Mons. Ubaldi” ha concluso l’emerito “è forse l’ultimo Vescovo che riempie di sé una tormentata pagina di storia ecclesiastica locale e di storia civica, non soltanto con il suo ruolo, ma con la sua autenticità cristiana”. Vale la pena di ricordare che mons. Ubaldi aveva operato per scongiurare la tragedia dei “quaranta martiri”, offrendo, invano, la propria vita in cambio di quella degli ostaggi. Un anniversario che ha riproposto la dimensione di un “pastore” ancora vivo, ancora amato e non solo da quanti hanno avuto la fortuna di conoscerlo. È stato tra i primi, con il celebre studioso delle “Tavole Eugubine”, ad essere nominato “cittadino onorario di Gubbio”. Anche questo dice qualcosa.