Il vescovo Benedetto Tuzia, martedì 24 luglio, si è recato di buon mattino nella città di Bolsena per partecipare alla festa di santa Cristina vergine e martire. Ha iniziato partecipando alla sacra rappresentazione dei Misteri di santa Cristina. I “misteri” sono rappresentazioni plastiche eseguite dai bolsenesi, e raffigurano i tormenti che la Santa ha dovuto subire per la fede cristiana. Sono un teatro sacro secolare mai interrotto: non sono stati ripristinati di recente come succede per tante manifestazioni storiche.
Il Vescovo è stato colpito da questa rappresentazione, soprattutto dal silenzio non solo delle comparse ma anche della gente che rivive in questa manifestazione l’eroicità della martire. Dopo la rappresentazione dei misteri alle ore 11.30 nella basilica è iniziata la celebrazione della messa presieduta dal vescovo e concelebrata da numerosi sacerdoti.
Durante l’omelia, mons. Benedetto riprendendo il Vangelo del mercante che vende tutto per acquistare il campo dove è nascosto un tesoro, ha applicato questa parabola alla vita di Cristina, che ha trovato il tesoro della sua vita in Cristo. Cristo è diventato il suo tesoro, ha detto il Vescovo, evidenziando come la parola “tesoro” è usata anche nel linguaggio affettivo. Rivolgendosi poi alle cinque ragazze che avevano raffigurato santa Cristina nella rappresentazione dei misteri, elogiando la loro bravura, le ha invitate a imitare nella vita l’amore di Cristina per Cristo.
Santa Cristina subì il martirio durante la cruenta persecuzione scatenata dall’imperatore Diocleziano all’inizio del IV secolo. L’uccisione della figlia da parte del padre non è un purtroppo un fatto inverosimile, succede anche nei nostri tempi. Non dimentichiamo la soggezione che le donne avevano nei confronti dei familiari, che non ammetteva nessuna autonomia.
Il cristianesimo si stava affermando nella società e suscitava spesso delle ondate persecutorie. L’imperatore Diocleziano, salito al trono nel 284 d.C., volle stabilire un governo fondato su due imperatori detti “augusti” e su due “cesari”. Dividere il governo dell’impero in quattro era molto rischioso, e Diocleziano cercò di ovviare a questo con un governo assoluto e accentratore. Spinto soprattutto dall’altro augusto, il 24 febbraio 303 fu affisso nella capitale Nicomedia il primo editto anticristiano, che ordinava: il rogo dei libri sacri, la confisca dei beni delle chiese e la loro distruzione; il divieto per i cristiani di riunirsi e di tentare qualunque tipo di difesa in azioni giuridiche; la perdita di carica e privilegi per i cristiani di alto rango, l’impossibilità di raggiungere onori ed impieghi per i nati liberi e, per gli schiavi, di poter ottenere la libertà; l’arresto di alcuni funzionari statali.
Anche in Italia e in Africa occidentale, governata dall’augusto Massimiano, le violenze furono dure e si contarono molti martiri. In seguito all’abdicazione di Diocleziano e Massimiano nel 305 ed alla morte di Costanzo Cloro nel 306, si scatenarono in Occidente delle lotte di potere che gradualmente tolsero energia alle persecuzioni fino a interromperle. Viceversa in Oriente con Galerio, diventato augusto, e suo nipote Massimino Daia, continuarono duramente. In questa situazione storica cadde vittima anche la giovane Cristina di Bolsena il 24 luglio del 305.
I misteri
I “misteri” sono rappresentazioni che raffigurano le varie fasi del martirio della santa giovinetta. La sera del 23 luglio si rappresentano: la fornace, il battesimo, le carceri, il lago, i demoni. La mattina del 24: le verghe, i serpenti, il taglio della lingua, le frecce e la gloria. La tradizione è una reliquia del teatro sacro popolare; ve n’è una descrizione dettagliata del 1814 nel libro di Vito Procaccino Ricci Viaggio ai vulcani spenti d’Italia.