In tutta l’Umbria si attende con grande entusiasmo e intensità religiosa l’arrivo di Papa Francesco, soprattutto ad Assisi nei giorni dedicati a san Francesco. A tale riguardo abbiamo intervistato mons. Domenico Sorrentino, arcivescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, chiedendogli come la Chiesa locale si stia preparando all’evento.
È la prima volta nella storia che un Pontefice assume il nome di Francesco d’Assisi: quale significato ha per la nostra diocesi?
“Ci sentiamo felici di questa visita, ma al tempo stesso avvertiamo un nuovo senso di responsabilità. Il Papa infatti ha scelto questo nome come un programma ispiratore, a partire dalla testimonianza di Francesco di Assisi a favore dei poveri. Una scelta di vita aperta, solidale, attenta agli ultimi. E al tempo stesso una vita sobria, umile, secondo la beatitudine evangelica della povertà. Il Papa verrà dunque a porsi sulle orme del nostro Santo, perché insieme impariamo a imitarne lo spirito evangelico. Un programma di vita sul quale oggi si gioca la credibilità della nuova evangelizzazione, a cui la Chiesa è chiamata in tempo di crisi generale della fede. La nostra diocesi si muove già, nelle sue scelte pastorali, in questa direzione. Ma la visita del Papa accelera il nostro impegno”.
Come si prepara la Chiesa locale all’arrivo di Papa Francesco?
“Naturalmente ci sono degli aspetti organizzativi, ma non è su questi che vorrei porre l’accento. Per noi la visita è un evento spirituale, e dunque a esso ci stiamo preparando soprattutto con la preghiera. Abbiamo poi fatto convergere verso questo grande evento il momento pastorale che stiamo vivendo all’interno di un piano pastorale che ci vede impegnati nella celebrazione di un Sinodo diocesano. Con il Sinodo, la diocesi vive un momento eccezionale di grazia, impegnandosi a rileggere la sua situazione e a disegnare impegni conseguenti. Il Papa benedirà il nostro cammino sinodale, e noi fin d’ora gli presentiamo le primizie del nostro impegno”.
Anche Papa Francesco, come i suoi predecessori, ha posto l’accento sul dialogo interreligioso. Quali iniziative potranno essere intraprese in diocesi?
“Sta già all’opera un Comitato, costituito dalla diocesi e dalle famiglie francescane, con la partecipazione di altri enti, per ricordare la Giornata mondiale di preghiera per la pace celebrata ad Assisi dal beato Giovanni Paolo II nel 1986, e poi commemorata nel 25° anniversario da Benedetto XVI. Ci saranno momenti di preghiera e di dialogo interreligioso. Ci richiameremo a quello che ormai si suol dire ‘lo spirito di Assisi’. Questa Chiesa che diede i natali al Poverello si sente vivamente impegnata a sensibilizzare il mondo al valore della pace, e soprattutto a dare essa stessa una testimonianza di pace, crescendo come comunità aperta, accogliente e solidale”.
Nell’avvicinarsi del suo ottavo anno quale vescovo della diocesi di Assisi, come valuta il bilancio del suo apostolato sotto l’aspetto sia pastorale sia umano?
“Ho avuto la gioia, nella recente festa del patrono san Rufino, di consegnare i due volumi della visita pastorale. Atti che documentano, con evidenza fotografica, una grande esperienza nella quale tutto il popolo di Dio di questa diocesi è stato coinvolto. È un impegno di rinnovamento sul quale costruiremo il prossimo evento sinodale. Andando verso il compimento del mio ottavo anno come Pastore di questa comunità, non posso che sentirmi felice di quanto il Signore mi ha concesso di incontrare e di realizzare. Se le difficoltà non mancano, mi sembra che, globalmente, si stia camminando nella giusta direzione. Ne ringrazio il Signore”.