Il 23 dicembre scorso è morto mons. Pietro Fiordelli. Aveva quasi novant’anni. Da poco aveva celebrato il cinquantesimo di consacrazione episcopale. Anniversario raramente raggiunto che per lui è stato possibile oltre che per l’età avanzata anche per essere stato a suo tempo il Vescovo più giovane d’Italia (38 anni). Il legame che ha avuto sempre con il nostro settimanale La Voce è ben noto ai nostri lettori e lo ricorda efficacemente il direttore de La voce di Prato Gianni Rossi: ‘Don Pietro Fiordelli, giovane e intraprendente prete di Città di Castello ebbe un’intuizione che diremmo profetica. Ancora le macerie della guerra non erano state rimosse, ma il sacerdote tifernate capisce che un nuovo mondo si profila all’orizzonte. Un nuovo mondo che va capito, interpretato, che necessita di nuove vie di comunicazione’.E continua raccontando il viaggio rocambolesco che fece a Perugia per chiedere al Governatore alleato il permesso di stampare un giornale. Nacque La Voce Cattolica di Città di Castello che usciva ogni quindici giorni in settemila copie e che poi, per volere dei vescovi umbri e dietro suggerimento di Fiordelli, divenne La Voce, come settimanale regionale che si diffuse poi anche in altre diocesi fino a diventare nel 1958 uno dei settimanali più diffusi d’Italia. Ora da vent’anni La Voce è ritornata ad essere settimanale regionale ed a lui deve vita e prestigio. Lui stesso è rimasto affezionato e curioso lettore fino alla fine. Sono stati molti e sinceri gli attestati di stima e di affetto che ha espresso in molteplici occasioni nei nostri confronti. La vita di questo che è stato certamente un personaggio ‘storico’ nella Chiesa italiana degli anni del dopoguerra qualcuno la scriverà certamente, per segnare la sua attività pastorale in una diocesi nuova, Prato, resa autonoma rispetto a Pistoia cui era precedentemente unita, il suo impegno a difesa della famiglia e tutti gli altri settori della attività propria di un Vescovo diocesano. È nota la polemica in cui si è trovato coinvolto a proposito delle censure canoniche comminate ad una coppia che si era unita in matrimonio civilmente e la condanna per diffamazione che lo colpì in primo grado dal tribunale di Firenze (1958), una condanna che turbò profondamente il mondo cattolico. Venne poi assolto in secondo grado, ma la vicenda ebbe uno strascico polemico ad opera di Aldo Capitini che per quella vicenda chiese di essere cancellato dalla lista dei battezzati. Ma a noi piace ricordare mons.Fiordelli per la sua umiltà e mitezza di modi, per la sua interiorità, il suo spirito di preghiera la sua ansia di apostolato che trasmetteva con i toni appassionati e i discorsi che scorrevano come fiumi senza argine. Mi è rimasta nel ricordo una sua meditazione sulla preghiera che egli svolse in seminario a Perugia prima di diventare vescovo. Disse che ‘si prega con tutto l’essere personale, si prega anche con il corpo’. Un’espressione inusuale non rivolta a raccomandare soltanto la compostezza e l’educazione formale dei comportamenti, ma la totale offerta di sé a Dio con la concentrazione di tutti i sensi nell’unica ricerca della comunicazione con Dio. La Voce non può fare a meno di ricordare la sua penna fine e tagliente, suadente e decisa con la quale ha scritto gli articoli fino a quello più famoso di Biancospino, il suo pseudonimo, in cui avverte i lettori della sua nomina a Vescovo. Nella storia di questo giornale Fiordelli rappresenta una pietra fondamentale di cui possiamo andare fieri e un’ispirazione di cui sentiamo la responsabilità che, anche in sua memoria, intendiamo onorare con il nostro impegno e, speriamo, con la fedeltà dei lettori.
Mons. Pietro Fiordelli, un pastore appassionato e fermo nella difesa dei valori del Vangelo
Si è spento il vescovo di Prato, tifernate di nascita. È stato una delle colonne del nostro settimanale
AUTORE:
Elio Bromuri