Mons. Chiaretti: cosa intendo per ‘regime’

L'obiettivo non era di aprire un dibattito politico. Semmai il discorso era rivolto al laicato cattolico umbro, che, a giudizio del Vescovo, appare un po' stanco e demotivato

‘In Umbria siamo da 60 anni in una certa difficoltà: c’è in giro, anche tra i cattolici, una stanchezza determinata da questi decenni di ‘regime’ che ha fatto sorgere una disaffezione verso la politica: c’è invece l’urgenza di un ritorno all’interessamento di un nuovo impegno’. È questo il passaggio dell’intervista in cui l’arcivescovo di Perugia – Città della Pieve, mons. Giuseppe Chiaretti, ha parlato di ‘regime’ provocando le reazioni del mondo politico regionale. L’intervista raccolta da Lorenzo Fazzini al Convegno di Verona, pubblicata martedì sul sito web della Conferenza episcopale umbra (www.chiesainumbria.it) e rilanciata dall’Ansa regionale, è stata ripresa dai quotidiani locali che gli hanno affiancato le opinioni della maggioranza, il centrosinistra, al governo dei maggiori Comuni umbri fin alle prime elezioni del dopoguerra e della Regione fin dalla sua istituzione. Un gran polverone che mons. Chiaretti non si aspettava, anche per il contesto in cui è nata l’intervista: una valutazione del Convegno ecclesiale nazionale ed in particolare una risposta sulle ‘priorità fondamentali per la situazione umbra’ riguardo al tema della cittadinanza. Chiaretti ci tiene a precisarlo, spiegando che quella parola ‘regime’ l’ha voluta tra virgolette perché ‘va intesa in senso ampio e culturale’ e soprattutto perché non l’ha inventata lui. ‘Se ne è discusso anni fa in un dibattito tra Ernesto Galli della Loggia e il deputato Ds Alberto Stramaccioni, raccolto in un libro intitolato Rossi per sempre, e in altre riviste se ne parla. ‘Ma allora si può parlare di regime in Umbria?’. La domanda del giornalista del ‘Messaggero’ Sandro Petrollini apriva nel 2003 un dibattito tra il politologo Ernesto Galli della Loggia e il deputato e già segretario dei Ds dell’Umbria, Alberto Stramaccioni. Il dibattito fu raccolto in un volume dal titolo ‘Rossi per sempre’, sulla cui copertina compare la sagoma della regione tutta in rosso. ‘Penso di sì’ era la risposta di Galli della Loggia, che nel dibattito più volte lo ribadisce specificandone il senso. ‘Non credo sia giusto usare il termine regime per Berlusconi a livello nazionale, figuriamoci per la nostra regione’ rispondeva Stramaccioni, che indicava in altri soggetti quali imprenditori, università, banche, classe dirigente politico-amministrativa, i veri centri interessati a ‘mantenere il regime’. A questo dibattito e ad altri interventi che in questi anni sono seguiti si è riferito l’arcivescovo Chiaretti. Io – spiega Chiaretti – non ho fatto altro che riprendere quelle analisi’. E sono analisi che descrivono una regione che non ha mai conosciuto l’alternativa al governo di sinistra, sempre premiato dagli elettori. Certo, l’obiettivo di mons. Chiaretti non era quello di aprire un dibattito politico di critica alle istituzioni locali, semmai il discorso era rivolto al laicato cattolico umbro che a giudizio del Vescovo ‘è stanco e disinteressato’ tanto da ritenere ‘urgente una riflessione sui temi della dottrina sociale della Chiesa’. La stanchezza e la demotivazione del laicato cattolico sono causate, a giudizio di mons. Chiaretti, anche da questa situazione di ‘regime’, cioè di ‘persistenza del potere’. Non c’è più ‘l’abitudine al dibattito, né la voglia di impegnarsi, perché sembra che nulla possa cambiare’. Forse, aggiunge il Vescovo, è anche vero che ‘se la gente non dice niente vuol dire che le va tutto bene, ma certo è che in questo contesto i valori cristiani non possono affiorare compiutamente, perché non c’è chi li porta avanti’ e i vescovi si trovano a fare opera di supplenza di un laicato cattolico assente dalla scena culturale, politica, mediatica, della regione. Con le istituzioni locali il rapporto è improntato al massimo rispetto, commenta Chiaretti ricordando anche le collaborazioni realizzate in settori come i beni culturali o la ricostruzione post terremoto, la fondazione contro l’usura o l’osservatorio delle povertà o la più recente legge sugli oratori. Lo stesso rispetto che lo ha animato quando è intervenuto, anche duramente, su leggi e delibere che chiamavano in gioco valori irrinunciabili, come nel dibattito sul valore della famiglia nello statuto regionale, o sulla pillola Ru486 che l’assessorato alla sanità voleva introdurre. Il dibattito ora, comunque, è aperto e l’Arcivescovo a questo punto si augura che possa essere positivo per tutta la società umbra.

AUTORE: Maria Rita Valli