Caro don Verzini, ci apprestiamo a celebrare il Triduo pasquale, per questo vorrei chiederle alcune spiegazioni più approfondite in merito a ciò che celebriamo in questi tre giorni.
L. F.
Certamente non è facile rispondere: non basterebbe una pagina del settimanale per essere esaustivi, cercherò comunque di dare qualche indicazione che aiuti la partecipazione. Il Triduo pasquale, con le sue celebrazioni ma anche con le manifestazioni di pietà popolare, è un unico momento celebrativo, suddiviso in più giorni, dalla sera del Giovedì santo alla Veglia pasquale, ricco di riti suggestivi che ripercorrono le ultime ore del ministero pubblico di Gesù, per giungere infine al giorno della Risurrezione. Nel Giovedì santo, con la messa in Coena Domini, facciamo memoriale della Cena del Signore ricordando celebrativamente il momento in cui Gesù, riuniti i discepoli, anticipa nell’Ultima Cena l’oblazione in croce e la vittoria della vita sulla morte attraverso la risurrezione. In questa messa, dopo l’omelia, c’è il rito della lavanda dei piedi, ripreso dal racconto dell’Ultima Cena di Giovanni (13,1-15), con il quale il Signore ci dà un grande insegnamento: donarci gli uni gli altri come lui si è donato a noi, e non c’è il momento finale del “congedo” ma l’assemblea si “scioglie” in silenzio. La tradizione della preghiera dinanzi all’eucarestia riposta in un tabernacolo secondario della chiesa esprime la partecipazione dei fedeli all’agonia del Signore nell’Orto degli ulivi. Nel Venerdì santo celebriamo invece la passione e morte del Signore, sottolineata dalla liturgia dell’adorazione della croce nella quale sia i ministri che il popolo si recano processionalmente verso la croce per genuflettersi o compiere un altro segno di venerazione. Il Sabato santo, infine, è il giorno del grande silenzio che viene rotto dallo sciogliersi delle campane nella Veglia pasquale della notte in cui “la Chiesa attende, vegliando, la risurrezione di Cristo” (Ordinamento dell’anno liturgico , n. 21). Questa attesa viene celebrata con quattro momenti fondamentali: 1) il “lucernario”, con cui la Chiesa sottolinea il filo rosso di tutta la Veglia: la tenebra è vinta dalla Luce, 2) la liturgia della Parola, dove i fedeli, attraverso una ricchezza di letture (sette letture dall’Antico Testamento, un brano dalla Lettera ai Romani e il Vangelo), proclamano e meditano sulle meraviglie che il Signore ha compiuto presso il Suo popolo, confidando nella sua Parola e nella sua promessa, 3) la liturgia battesimale, nella quale si benedice l’acqua battesimale, si celebrano i battesimi e si rinnovano le promesse battesimali, 4) la liturgia eucaristica nella quale ci nutriamo di Cristo morto e risorto per la salvezza dell’umanità.